fondo pensione

Cos’è un fondo pensione? Perché se ne parla con sempre maggiore insistenza?

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di una forma di investimento decisamente particolare, che potrebbe cambiare il modo in cui affronteremo la nostra terza età?

Quando parliamo fondi pensione intendiamo una sorta di investimento ibrido, al quale non stiamo affidando soltanto la possibilità di guadagnare qualcosa, ma anche il nostro benessere una volta che avremo smesso di lavorare.

Vediamo insieme di rispondere non solo alle domande che ci siamo posti in apertura, ma anche ad altre che potrebbero sorgere nel corso della nostra trattazione, domande che ci aiuteranno a capire se sia il caso o meno appunto rivolgersi a quelli che possono essere i diversi fondi pensione che operano nel nostro paese.

Cos’è un fondo pensione?

I fondi pensione sono degli strumenti tecnici, separati legislativamente dagli investimenti duri e puri, che vengono ritenuti parte integrante del sistema pensionistico privato in Italia.

Sono strumenti che vengono individuati inoltre dal legislatore, attraverso la propria disciplina, al fine di garantire ai lavoratori che ne avvertano la necessità la possibilità di affiancare al trattamento pensionistico di primo pilastro (qui una guida completa alla pensione di vecchiaia), la possibilità di avere un trattamento pensionistico che sia integrativo di quanto già eventualmente percepito dagli enti pubblici.

Tramite i fondi pensione il lavoratore può accantonare somme che sono costituite da parte dei propri guadagni ottenuti durante la vita lavorativa per poi goderne in un secondo momento, una volta, cioè, che sarà passato a trattamento pensionistico.

I fondi pensione sono dunque relativamente anomali rispetto ai fondi comuni di investimento di cui pure abbiamo parlato sulle pagine del nostro sito. Siamo infatti di fronte a degli strumenti che sono sottoposti a legislazione particolare, non solo per la raccolta del risparmio ma anche per la gestione dello stesso, in quanto vi è come interesse precipuo da difendere quello del lavoratore ad una terza età, o età della pensione che sia, adeguata sotto il profilo economico.

Come si finanziano i fondi pensione?

L’ordinamento italiano prevede, per i lavoratori dipendenti privati, tre modalità di raccolta e finanziamento per i fondi pensione:

  1. Contribuzioni in regime di libertà da parte del lavoratore
  2. Contribuzioni del datore di lavoro di diverso genere
  3. Versamento eventuale del TFR

La prima e la seconda voce possono avvenire in ottemperanza a quanto previsto da determinati accordi aziendali, anche se non è assolutamente necessario che tali accordi siano presenti al fine di permettere al datore di lavoro e al lavoratore di versare in regime di libertà.

Il fondo pensione ha un regime fiscale agevolato

L’ordinamento prevede delle agevolazioni fiscali per chi aderisce a tali piani, in quanto l’interesse del legislatore è sempre stato quello di favorire l’adesione da parte del lavoratore a tali regimi di risparmio e di integrazione del trattamento pensionistico.

Sono infatti previsti strumenti come la deducibilità fino al limite di 5.164,57 euro dei contributi versati per la previdenza integrativa.

Cosa succede ai soldi che vengono versati?

Abbiamo versato il nostro denaro al fondo pensione, ma cosa succede ora? Che fine fa il denaro che abbiamo affidato al fondo? Viene investito, seguendo però delle regole particolarmente rigide che il legislatore ha fissato per questo particolarissimo tipo di strumento di risparmio.

L’ordinamento italiano è uno dei più restrittivi e conservativi in materia, così come indicato dal Decreto Ministeriale n. 703/1996, di cui nello specifico all’articolo 4 e permette ai gestori dei fondi le seguenti possibilità:

  • Il fondo può fino al 50% investire in titoli di debito nonché in capitali che siano stati emessi esclusivamente sui mercati regolamentati di Europa, USA, Canada e Giappone, che siano stati emessi o meno da soggetti che sono residenti in paesi OCSE.
  • Al massimo il 20% sia invece destinato in titoli di debito che non sono negoziati nei mercati dei paesi suddetti, ma che siano comunque emessi da soggetti che siano ivi residenti.
  • Al massimo il 5% possa essere investito in titoli di debito o anche in capitali che non siano negoziati nei mercati regolamentati dei paesi suddetti, e che possono essere emessi da qualunque tipo di soggetto.

Per spiegarla in modo più chiaro di quanto abbia fatto la legge, possiamo dire che solo il 20% dei titoli che sono in pancia al fondo pensione possono essere investiti a livello di strumenti over the counter, ovvero strumenti che sono appartenenti a mercati non regolamentati e che sono tipicamente più rischiosi di quelli che sono invece negoziati sui mercati regolamentati.

Da quanto riportato dalla legge è chiaro comprendere che l’obiettivo primo del legislatore è quello di tutelare per quanto possibile il risparmio così conferito ai fondi dal lavoratore, evitando che gestori troppo disinvolti possano metterlo a repentaglio semplicemente investendo in prodotti ad alto rischio.

Come avviene l’erogazione della pensione integrativa?

La pensione integrativa che deriva dal fondo pensione viene erogata all’iscritto una volta che questi sia diventato a tutti gli effetti pensionato e abbia cominciato a percepire la pensione di primo pilastro.

Il pensionato inizia così a percepire una rendita che è vitalizia, ovvero viene erogata a scadenza mensile per tutta la vita residua, anche nel caso in cui il capitale dovesse esaurirsi.

Ci sono comunque possibilità di andare a riscuotere almeno in parte il capitale versato, per evenienze che andremo ad analizzare tra pochissimo.

Quando si possono chiedere anticipi sui fondi pensione?

È anche possibile richiedere degli anticipi al fondo pensione, che contravvengono dunque a quello che è il funzionamento normale di questo tipo di strumenti, ovvero con l’erogazione della rendita una volta che l’iscritto si sia pensionato.

Sono tipicamente due i casi per i quali il nostro ordinamento offre al lavoratore il diritto di avere accesso ai fondi depositati presso il fondo pensione:

  • Il caso in cui si stia acquistando una prima casa per il lavoratore stesso oppure per i figli, oppure per ristrutturazioni (devono essere almeno 8 gli anni di partecipazione), per spese mediche che siano straordinarie (sempre): in questo caso si può richiedere fino al 75% di anticipo.
  • Il caso di necessità che non devono essere motivate, che consentono però di ritirare solamente il 30% al fondo, dopo almeno 8 anni di partecipazione allo stesso.

Esistono in realtà altri casi che possono consentire il riscatto parziale e totale della somma che abbiamo depositato, che sono però legati principalmente alle vicissitudini lavorative del dipendente.

Quali sono i casi in cui si può ottenere un riscatto delle quote versate al fondo pensione?

Come abbiamo anticipato poco sopra, ci sono casi in cui è possibile richiedere il riscatto o il trasferimento delle quote versate al fondo pensione:

  • Nel caso in cui siano cessati i requisiti per la partecipazione: pensiamo al licenziamento o alle dimissioni; in questo caso è possibile riscattare le quote oppure trasferirle ad altro fondo pensione con adesione collettiva.
  • Nel caso in cui il soggetto sia stato inoccupato per almeno 12 mesi si può ottenere una quota del capitale versato; in altri casi, ovvero dopo 48 mesi di inoccupazione, si può ottenere tutto il capitale versato.
  • nel caso di morte dell’iscritto, o anche di invalidità permanente, è possibile riscattare le quote versate; ricordiamo allo scopo che inoltre il fondo pensione può avere un beneficiario in caso di morte del soggetto iscritto.

La possibilità di avere la reversibilità della pensione

È possibile inoltre avere la reversibilità totale al 100% della pensione così ottenuta, ovvero tramite fondo pensione privato.

Non si tratta però di un diritto che scaturisce dalla semplice adesione al fondo pensione, ma di una possibilità che è legata ad un accordo tra il sottoscrittore e la compagnia.

Tipicamente gli accordi che prevedono la reversibilità della pensione così ottenuta tendono comunque a distribuire vitalizi di minore entità, ovvero pagherete con il diritto a percepire una quota minore, avendo però la possibilità di rendere la vostra pensione per tramite del fondo pensione reversibile per il vostro coniuge.

I diversi tipi di fondo pensione

Esistono attualmente in Italia diversi tipi di fondo pensione, che vengono divisi anche sulla base delle categorie di lavoratori che possono aderirvi:

  • fondi aperti sono fondi che possono essere utilizzati praticamente da chiunque e sono gestiti da banche, istituti assicurativi, SGR, SIM, e che vengono successivamente collocati presso il pubblico, che può aderirvi sia in via individuale, sia in via collettiva nel caso in cui il datore di lavoro vi aderisca, ovviamente in accordo con i lavoratori.
  • I cosiddetti fondi chiusi che sono riservati a determinate categorie di lavoratori, che vengono negoziati in genere dai sindacati durante le contrattazioni per il contratto nazionale (tra i più popolari ci sono Fondapi e Cometa per il settore metalmeccanico, Fonchim invece per il settore chimico).
  • I PIP, ovvero i Piani Individuali Pensionistici, detti anche FIP / Forme Individuali Pensionistiche: sono strumenti di tipo previdenziale che permettono di avere una pensione integrativa, così come avviene per i tradizionali fondi pensione, con la differenza che l’accordo è strettamente personale.

Quali sono i rischi tipici dei fondi pensione?

Così come per ogni tipo di investimento, potrebbero esserci dei rischi legati ai fondi pensione.

Bisogna specificare però che, come previsto dalla legge, il patrimonio del fondo è necessariamente separato da quello della società di gestione, il che vuol dire che anche nel caso in cui la banca o l’istituto assicurativo o comunque il gestore del fondo pensione dovesse fallire, il patrimonio del fondo rimarrebbe intoccabile e intoccato.

Quando si tratta di destinazione del TFR, i rischi da considerare sono di tre tipi:

  • La possibile insolvenza del soggetto che è depositario del fondo (la banca presso la quale il fondo è ospitato, e non la società di gestione).
  • L’insolvenza dell’istituto che emette le quote del fondo.
  • L’insolvenza di chi ha emesso il titolo (pensiamo ad un’obbligazione) che viene acquistato dal fondo.

Si tratta sicuramente di problemi importanti, che devono essere tenuti debitamente in considerazione prima della scelta del fondo che fa al caso nostro.

Ad ogni modo, sempre più gestori di fondi pensione offrono di concerto con il prodotto “fondo”, anche un prodotto annesso di tipo assicurativo che serve proprio a proteggere da eventuali fallimenti il risparmiatore.

La legge però, almeno per il momento, non prevede la presenza obbligatoria di questi strumenti assicurativi, motivo per il quale sarà interesse di chi dovrà negoziare (in questo caso vi consigliamo di leggere questo articolo relativo alla negoziazione), soprattutto se tramite strumenti quali i PIP.

Quanto si può “guadagnare” con un fondo pensione?

I fondi pensione non andrebbero soltanto considerati come investimenti, in quanto esistono degli importanti incentivi alla scelta di questo tipo di strumento (pensiamo a quelli fiscali).

Ad ogni modo, prima di pensare magari di versare somme in libertà a tale tipologia di fondo, dovremo tenere conto anche dei possibili rendimenti che possono essere garantiti.

Lo faremo analizzando i punti salienti di questo tipo di investimento:

  • Gli investimenti sono tipicamente a basso rischio, e quindi hanno rendimenti relativamente miseri.
  • Gli interessi sono a capitalizzazione composta, il che vuol dire che le cedole ad esempio incassate dalle obbligazioni vengono reinvestite nel fondo, dando il via al circolo virtuoso dell’interesse composto, che può far aumentare, e di parecchio, gli interessi che si percepiscono.
  • Bisogna tenere conto anche della liquidità degli strumenti scelti dal fondo che ci interessa, perché nel caso in cui le quote siano poco liquide per composizione del portafoglio, potrebbe essere molto meno vantaggioso riscattare o trasferire il fondo.

Ad ogni modo i fondi pensione mantengono anche quelli che sono i problemi tipici che riguardano i fondi comuni di investimento anche di altro tipo:

  • I costi di gestione sono molto alti, e possono consistere di commissioni di ingressocommissioni di gestione, commissioni sui guadagni.
  • Non è ovviamente possibile da parte del risparmiatore gestire le operazioni del fondo, che sarà invece gestito dalla società che lo controlla, senza che ci sia in alcun modo la possibilità di differenziare il proprio investimento.

I rendimenti dei fondi pensionistici sono relativamente simili a quelli dei prodotti finanziari di analogo genere (fondi comuni di investimento) con lo stesso profilo di rischio.

Fondi pensione delle Poste: cosa sapere

Molti dei nostri lettori ci hanno anche chiesto delucidazioni per quanto riguarda i Fondi Pensione delle Poste.

Il gruppo di riferimento offre diversi prodotti per le pensioni integrative, che meriterebbero un approfondimento ulteriore, in quanto di genere e tipo decisamente diversi.

Ad ogni modo, scegliere un prodotto ad adesione volontaria delle Poste® può convenire a chi è già cliente dell’istituto e può giovarsi delle sinergie tra un prodotto e un altro tra quelli offerti dalle poste.

Non ci sono altrimenti motivi per interessarsi in modo eccessivo ai prodotti Poste® per le pensioni integrative, offerta come è soltanto una delle tante attualmente presenti sul mercato.

Se state cercando una forma di investimento a basso rischio vi consigliamo di approfondire i BOT e altri titoli di stato.


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