Che cosa sono i BOT?
Per chi ancora non li conoscesse, i Buoni Ordinari del Tesoro (chiamati semplicemente BOT) sono titoli di credito che vengono emessi dal Tesoro e hanno una breve durata pari a 3, 6 o 12 mesi. Al momento della loro scadenza, il sottoscrittore riceve una somma di denaro di importo pari al valore nominale di tutti i titoli che possiede.
Come funzionano rendimento e rischi legati a questo strumento?
La remunerazione di questo tipo di investimento, quindi, è data dalla differenza tra il valore nominale del titolo (che è pari al prezzo di rimborso) ed il prezzo di acquisto.
Chi decide di investire in BOT si trova a pagare, al momento della sottoscrizione, una somma minore rispetto a quella che incasserà al termine della durata prescelta.
I BOT, a differenza dei BTP, rientrano nella tipologia di titoli zero coupon; questo sta a significare che non danno alcuna cedola semestrale.
I buoni ordinari del tesoro vengono emessi dallo Stato (emettitore) e, tramite un intermediario (l’acquisto sul mercato primario), arrivano nelle mani degli investitori (chi decide di sottoscrivere i titoli di credito). L’emissione avviene attraverso un’asta bot, alla quale partecipano tutti coloro che sono intermediari autorizzati; il prezzo che si determina in questa asta diventerà poi il prezzo di emissione.
In genere, le aste dei BOT si tengono con cadenza periodica e variano a seconda della durata del titolo che si sceglie; in particolare le aste dei BOT a 3 e 12 mesi si svolgono a metà mese mentre quelle dei BOT a 6 mesi si svolgono a fine mese. Per tutti gli altri titoli di stato, con durata diversa, le aste vengono indette in momenti differenti, a seconda delle necessità del Governo.
Chi decide di acquistare un BOT in asta, deve necessariamente prenotare la quantità desiderata da un intermediario autorizzato, almeno entro il giorno precedente in cui è stata fissata l’asta.
I buoni ordinari del tesoro sono titoli dematerializzati; per tale motivo, quindi, gli importi sottoscritti vengono rappresentati da iscrizioni contabili a favore dell’investitore che li ha acquistati. Durante l’acquisizione e la sottoscrizione dei BOT, le banche possono richiedere ai propri clienti delle commissioni fissate entro una determinata percentuale. Vi sono infatti norme sulla trasparenza bancaria che fissano un tetto massimo alle commissioni che, in questo modo, non possono superare una determinata percentuale del capitale che viene sottoscritto. Nel 2016 ad esempio, le commissioni massime per l’acquisto dei bot vanno dallo 0,05% (BOT 3 Mesi) allo 0,15% (BOT 12 mesi)
Se invece, si desidera acquistare un BOT in un momento differente e non al momento della sua emissione durante le aste, è possibile effettuare l’acquisto sul mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di stato (mot). In questo particolare mercato si trovano titoli con un determinato tempo di vita residua ad una quotazione di mercato che è, solitamente, leggermente differente (sia al rialto che al ribasso) rispetto a quella di emissione.
Un vantaggio di questo strumento finanziario è sicuramente la liquidità: la grande diffusione dei BOT e la presenza del mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di stato, rendono questo titolo estremamente facile da rivendere. E’ sempre possibile trovare compratori e venditori.
Il rendimento bot del titolo si ricava dalla differenza tra il prezzo di acquisto (prezzo di emissione) e il prezzo di rimborso; il rendimento a scadenza è noto fin dall’inizio. Anche nel caso in cui il titolo venga acquistato sul mercato secondario, il calcolo dei rendimenti si effettua nello stesso modo; ciò che cambia è che il prezzo di emissione corrisponderà a quello di acquisto sul mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di stato.
Quindi ad esempio posso acquistare al prezzo di 950€ un ammontare di 1.000€ di BOT 12 mesi, guadagnando poi quindi alla loro naturale scadenza 50€ lordi.
La ritenuta fiscale è pari al 12,5% e, conoscendo già con esattezza il capital gain (profitto finale), viene applicata al momento dell’acquisto, insieme al prezzo di emissione.
Il rendimento annuo a scadenza è un rendimento che è garantito e incorporato nel titolo stesso, ma nel caso in cui si decida di vendere il titolo prima della sua scadenza ci si può esporre a rischi.
Infatti, prima della scadenza, l’investitore non può conoscere il profitto che potrà ottenere, dal momento che questo dipenderà dal prezzo stabilito dal mercato, nel preciso momento della liquidazione.
BOT e rendimento: conviene investire?
Non c’è una risposta assoluta e nessuno può dire se sia conveniente o meno investire in buoni ordinari del tesoro. Ciò, però, che si può certamente dire è che tutto dipende dal tipo di investimento che vuoi effettuare. Se la tua finalità è quella di puntare ad alte percentuali accentando i rischi conseguenti, probabilmente questa non è la scelta più adatta alle tue esigenze. Non ci sono alti margini di guadagni e i buoni ordinari del tesoro sono più utili per essere utilizzati come un deposito temporaneo dei propri risparmi, in attesa di valutare operazioni più remunerative.
I consigli smart di Intraprendere.net
I BOT sono convenienti nelle fasi di mercato in cui si prevede un imminente ribasso dei tassi d’interesse; al contrario, non vanno tenuti in considerazione quando è previsto un rialzo.
Ci sono diversi vantaggi che è bene considerare:
- Rispetto ai BTP, i BOT consentono di depositare il proprio denaro per un breve lasso di tempo; i BTP, invece, sono decisamente più vincolanti e, tuttavia, non garantiscono comunque una remunerazione così elevata tanto da giustificarne la scelta.
- Le aste BOT si tengono con estrema frequenza, ogni 6 o 12 mesi.
- La remunerazione è chiara ed è determinata dalla differenza tra il valore nominale ed il prezzo pagato. Non vi sono cedole semestrali, come nel caso dei BTP.
- La data di regolamento è pari a 2 giorni lavorativi.
- La remunerazione di mercato viene calcolata sul periodo di 360 giorni all’anno.
- Il rimborso viene effettuato in un’unica soluzione, alla scadenza del titolo.
- L’investimento minimo è pari a 1.000 euro o multipli di questa cifra.
Osservando l’andamento delle recenti aste bot, i dati non sono del tutto confortanti: il rendimento è spesso negativo e questo fa sì che gli investitori, pur di mettere al sicuro il capitale, ottengano meno di quello che hanno pagato per acquistare il titolo.
Si tratta certamente di una fase temporanea in cui le manovre varate dalla banca centrale europea hanno condizionato in questo modo i rendimenti dei BOT (che storicamente, dal 2000 al 2010, hanno reso annualmente un interesse dal 2% al 4,5%).
Tra gli attuali svantaggi, temporanei, di questa particolare forma di investimento vi è senza dubbio la remunerazione, che oggi risulta praticamente inesistente.
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