btp buoni del tesoro

I BTP o Buoni del Tesoro Poliennali sono dei titoli di debito a termine medio e lungo. Vengono emessi dal Tesoro della Repubblica Italiana e sono uno strumento di risparmio che permette di incassare ad intervalli regolari gli interessi, in genere ogni 6 mesi.

Pur trattandosi di titoli a durata medio-lunga, data la solidità dell’emittente i rendimenti garantiti sono relativamente bassi in quanto anche il rischio di perdita di capitale è decisamente basso.

I BTP sono uno strumento che dunque dovrebbe interessare principalmente chi ha interesse ad investire in titoli che offrano remunerazioni immediate e condizioni che sono chiare sin dall’inizio della stipula: il tasso di interesse infatti collegato ai BTP è evidente dal titolo stesso, così come sono certe le modalità di rientro e di riscossione degli interessi.

Vediamo insieme nelle prossime pagine durata, modalità di guadagno, opportunità di speculazione, convenienza, modalità di acquisto e rischi dei BTP.

La durata dei BTP emessi dalla Repubblica Italiana

Sebbene nulla garantisca che queste siano le durate che verranno utilizzate anche successivamente dal Tesoro, per il momento vengono emessi dalla Repubblica Italiana BTP a 3, 5, 7, 10, 15 e 30 anni.

Così come per il grosso dei titoli a media e lunga scadenza, al crescere della durata temporale di restituzione del capitale tendenzialmente cresce anche la remunerazione, anche se potrebbe essere non sempre questo il caso. A distanza anche di pochi mesi, tra un emissione e l’altra, i tassi di interessi percepiti, anche per paesi relativamente stabili come l’Italia, possono variare notevolmente e offrire tassi di interesse piuttosto diversi.

Qualunque sia comunque la congiuntura economica e qualunque sia l’ente che ha emesso il titolo, più distante è la restituzione del capitale, più il rischio si alza, motivo per il quale i mercati chiedono sui titoli a 30 anni in genere interessi superiori rispetto a quelli sui titoli a 3 o 7 anni.

La durata è di fondamentale importanza per l’investitore, perché sebbene i titoli siano pressoché identici nel funzionamento, la diversa durata li rende strumenti molto diversi per il risparmiatore:

  • il BTP a 3 anni ha in genere rendimenti più bassi, ma è sicuramente più facile da vendere sul mercato secondario dei titoli di stato. Rientrare in possesso del capitale è più rapido e spesso indolore, anche nel caso in cui i tassi di interesse avessero giocato a nostro svantaggio;
  • i BTP a 5, 7 e 10 anni rappresentano una scelta media, che difficilmente riescono ad esporre il risparmiatore a grandi rischi di compromettere il capitale investito;
  • i bot a 15 e 30 anni si spostano invece su orizzonti temporali sicuramente di altra portata: per quanto possa essere solido l’ente emittente dei BTP il rischio è quello, come avremo modo di vedere più avanti, di grossi cambiamenti a livello di tasso di interesse, che se dovessero giocare a nostro sfavore ci lascerebbero con in mano dei titoli che rendono molto meno di quanto potrebbero rendere investimenti alternativi.

Come funzionano i Buoni Poliennali del Tesoro?

I BTP sono dei titoli cedolari, nel senso che ad una scadenza fissa, tipicamente semestrale, viene ricevuta una cedola che è il pagamento degli interessi maturati su base annuale, diviso due.

Immaginiamo di avere un titolo dal valore nominale di 1.000 euro, con un interesse annuo del 3%. Ogni sei mesi, a partire dall’emissione del titolo, riceveremo una cedola di 15 euro.

Chi ha dimestichezza con i prestiti aziendali, dovrebbe considerare il il BTP una sorta di prestito bullet concesso in favore dello Stato che lo ha emesso. Gli interessi saranno pagati ad intervalli regolari, mentre l’interezza del capitale sarà restituita una volta che il titolo sarà scaduto.

Il funzionamento particolare dei BTP con cedola li rende degli strumenti che hanno poi un funzionamento particolare anche sui mercati secondari, dove possiamo venderli e comprarli anche successivamente all’emissione, con il calcolo del prezzo che diventa dunque una funzione non solo dei nuovi tassi di interesse, ma anche delle modalità di restituzione del capitale.

BTP e BTP€i

La vera novità, una delle poche che in realtà hanno riguardato i Titoli del Tesoro negli ultimi anni, è quella dei BTP€i.

I BTP sono i titoli di stato che, come abbiamo visto sopra, pagano interessi a scadenze regolari. Alla scadenza del titolo (a 3, 5, 7, 10, 15 o 30 anni dall’emissione, a seconda del titolo che avremo acquistato) il capitale verrà restituito. Il capitale che ci verrà restituito però sarà lo stesso che nominalmente avremo versato in principio. Nel frattempo avremo dunque perso potere d’acquisto a causa dell’inflazione.

Una parziale soluzione al problema è stata trovata da due nuovi tipi di BTP, ovvero i BTP€I e i BTP Italia:

  • I BTP€I sono dei BTP il cui capitale viene adeguato, al momento della restituzione, ad un indice di inflazione dell’area Euro. Anche le cedole vengono adeguate semestralmente all’indice di inflazione europea. I BTP€I vengono emessi per tutte le durate che sono disponibili anche per i BTP di vecchio tipo;
  • da ormai qualche anno sono anche disponibili i BTP Italia. Si tratta di strumenti che hanno durata fissa quadriennale e che vengono emessi a rubinetto, ovvero secondo le richieste del mercato e non secondo quantità prestabilite. Anche in questo caso le cedole sono semestrali e hanno un criterio di indicizzazione all’inflazione italiana. Si tratta di uno strumento che è stato concepito non solo per permettere ai risparmiatori italiani di ricevere indietro un capitale adeguato a quella che è stata l’inflazione italiana, ma anche per attrarre gli investitori stranieri che vivono in paesi dove l’inflazione è più bassa che in Italia, riuscendo dunque a rivalutare ulteriormente il loro capitale.

Conviene scegliere i BTP adeguati all’inflazione europea, italiana oppure quelli senza adeguamento?

In realtà gli operatori di mercato riescono a scontare molto facilmente questo tipo di adeguamenti nel tempo, inserendo nell’equazione le inflazioni previste in Italia e in area UE.

Data la relativa novità costituita dai Buoni Poliennali che si adeguano all’inflazione, che si tratti di quella area euro o di quella italiana, è ancora difficile avere uno storico che possa fornire un confronto adeguato tra i BTP classici e quelli legati all’andamento dell’inflazione.

Dato però che i mercati scontano già al momento dell’acquisto l’inflazione futura prevista, a grandi linee possiamo considerare la scelta di BTPi e BTP Italia conveniente solo quando l’inflazione effettiva sarà superiore a quella prevista dai mercati nel momento dell’acquisto del titolo.

Si tratta dunque di uno strumento da valutare a fondo, cercando anche di non farsi abbindolare dalle sirene della sicurezza del capitale: come si ripete spesso anche nei mercati finanziari, di pasti gratis non ne esistono e ad una maggiore sicurezza percepita corrisponde sempre o quasi una minore remunerazione o comunque un rischio traslato verso altre strutture del titolo.

L’aspetto più importante nella scelta del tipo di BTP non è sicuramente la presenza o meno di indici in grado di adeguarlo all’inflazione. Si tratta a tutti gli effetti e nello specifico caso dei BTP€i che sono adeguati all’inflazione europea, di un falso problema: l’unico compito della BCE, la Banca Centrale Europea, è di mantenere l’inflazione bassa e stabile, operando sia con manovre di tipo monetario, sia andando ad incidere sui tassi di interesse praticati negli swap (scopri come) e nei prestiti interbancari.

Pensare che la BCE venga meno a quanto dichiarato nel suo stesso statuto è almeno nel momento in cui vi scriviamo assurdo anche solo da pensare. Nel caso in cui invece la situazione dovesse scappare di mano sul piano dell’inflazione e questa dovesse cominciare a tornare a galoppare e magari a doppia cifra, il rendimento dei nostri BTP dovrebbe essere l’unica cosa ad interessarci, perché vorrebbe dire sconquasso per tutto il sistema dell’area Euro, con la BCE incapace anche soltanto di governare la variabile economica che da statuto è l’unica ad essere oggetto del suo interesse.

Come si guadagna con i BTP?

I BTP sono uno strumento finanziario relativamente semplice ma che, data anche la sua enorme popolarità, costituisce una bella fetta degli scambi giornalieri sui mercati secondari italiani e non solo.

Si può guadagnare con i BTP non solo aspettando la cedola e mettendosi in tasca gli interessi, ma anche in altri modi, che cercheremo di analizzare qui di seguito.

Guadagnare con i BTP grazie alle cedole

La cedola è sicuramente il modo più lineare per far fruttare i risparmi che abbiamo investito in buoni del tesoro poliennali: ad ogni scadenza indicata dal contratto (tipicamente di 6 mesi in 6 mesi) si percepisce una cedola che è calcolata dividendo l’interesse annuale per il numero di cedole che si percepiscono in un anno. Nel caso tipico delle cedole semestrali, dovremo dividere per due (essendo due le cedole che percepiremo in un anno) l’interesse annuo calcolato su tutto il capitale.

Immaginiamo di essere in possesso di 10.000 euro in BTP a 3 anni, con cedola semestrale e interesse del 5% su base annua.

Cominciamo con il calcolare l’ammontare degli interessi su base annua. Il 5% di 10.000 euro è 500 euro.

Dividiamo l’ammontare dell’interesse (500 euro) in due. Avremo ottenuto 250 euro. 250 Euro sarà l’ammontare della nostra cedola semestrale.

Si tratta di un sistema di rimborso degli interesse molto basilare e sicuramente facile da capire anche per chi non è particolarmente versato nelle questioni finanziarie.

Nel caso in cui volessi calcolare con esattezza il rendimento del tuo titolo, potrai scaricare il foglio Excel che la nostra redazione ha preparato per voi e che è davvero facile da usare: basterà inserire valore del titolo nominale, tasso di interesse e cedola per avere un prospetto preciso di quanto ci tornerà in tasca grazie al nostro investimento.

Guadagnare con la speculazione

I BTP sono titoli finanziari e quindi possono essere venduti e acquistati anche al di fuori del meccanismo delle aste iniziali alle quali in genere partecipano i soggetti istituzionali. Esiste un floridissimo mercato secondario dei BTP nel quale si possono comprare titoli in scadenza, titoli nel pieno della loro vita e anche titoli emessi da poco.

Chi non ha mai avuto a che fare con questo tipo di mercati potrebbe legittimamente chiedersi che senso ha vendere un titolo dal rendimento certo sin dal momento in cui viene acquistato.

In realtà ci sono diversi motivi per vendere o acquistare un BTP, passateci il termine, di seconda mano:

  • potremmo aver bisogno di rientrare nel modo più veloce possibile del capitale che abbiamo investito. Immaginiamo di avere un titolo a 7 anni, per il quale mancano ancora 4 anni per la restituzione del capitale. Immaginiamo anche che, vuoi perché si sono presentate altre opportunità di tipo finanziario, vuoi perché quei soldi investiti potrebbero tornarci comodo, avessimo la necessità di liberarci del titolo e riprendere il capitale. Possiamo vendere il titolo (di cosa succede ai prezzi ne parliamo più avanti) e metterci in tasca il denaro.
  • potremmo avere interesse a limitare “i danni”. Immaginiamo di avere un BTP a 10 anni al 3%. Immaginiamo al tempo stesso di aver pianificato un investimento che a parità di rischio ci offre un po’ di rendimento in più. Possiamo sicuramente liberarci del titolo, vendendolo anzitempo, per poi investire il capitale così riottenuto nel nostro nuovo progetto.
  • potremmo avere interesse a diversificare il nostro portafoglio investimenti. Il nostro profilo di rischio potrebbe essere cambiato, così come potrebbero essere cambiate le nostre aspettative sull’investimento. Potremmo decidere dunque di liberarci di una parte dei Buoni Poliennali, per re-investire la somma in uno strumento finanziario che rispecchi maggiormente le nostre nuove esigenze.

Questi movimenti avvengono ovviamente anche a fini speculativi, nel senso che moltissimi operatori di mercato intervengono al fine di ottenere guadagni dalla compravendita, dopo aver trattenuto il titolo per un periodo di tempo.

A determinare il prezzo del BTP successivamente all’emissione concorrono diversi tipi di variabili:

  • la mancanza alla scadenza: tendenzialmente più la restituzione del capitale lontana del tempo, più il prezzo si mantiene vicino a quello del primo acquisto;
  • il tasso di interesse associato al titolo: se il tasso di interesse che il titolo porta con sé è più alto di quello generale nel momento in cui si vende per gli strumenti dall’analogo profilo di rischio, il BTP tende a salire di prezzo sul mercato secondario; in caso contrario invece, nel caso in cui il tasso di interesse sia invece più basso di quello che strumenti analoghi, nel momento in cui si vende, riesco ad offrire, ci troveremmo nella situazione diametralmente opposta, ovvero ci troveremmo costretti a vendere il titolo ad un prezzo più basso rispetto a quello al quale lo abbiamo acquistato

Ci sono anche altre variabili in grado di far muovere il valore di un BTP sul mercato secondario (come ad esempio l’andamento dell’inflazione nel caso dei BTP€i e dei BTP Italia), anche se grosso modo i due fondamentali riportati sopra sono spesso più che sufficienti per disegnare la traiettoria presente e futura del titolo BTP.

Guadagnare comprando al momento giusto

Spesso i BTP finiscono per deprezzarsi vuoi perché lo spread dell’Italia nei confronti del Bund è aumentato, vuoi perché sono diventati comunque disponibile altri strumenti di investimento sicuro e dai rendimenti più alti. Si può benissimo trattare però, e capita spesso allo spread, di congiunture economiche particolarmente transitorie e che potrebbero permetterci di acquistare in un momento di minimo relativo o assoluto, per poi guadagnare non solo il valore della cedola, ma anche l’aumento di valore del titolo stesso.

Dove si comprano i BTP?

È possibile acquistare i BTP in diversi modi:

  • si può sottoscrivere l’offerta per l’asta presso la propria banca, in modalità che variano da istituto a istituto. L’ideale sarebbe contattare il proprio sportello e comunicare la propria decisione di acquistare titoli durante la prossima asta pubblica. Le aste avvengono molto di frequente (tendenzialmente su base mensile) e non ci sarà da aspettare molto;
  • si può aprire un deposito titoli (che è sempre necessario per gestire i BTP, che sono titoli a tutti gli effetti) presso la nostra banca e procedere all’acquisto dei titoli sulle piazze secondarie alle quali la nostra banca partecipa;
  • per i BTP Italia, si può anche sottoscrivere online con uno qualunque dei sistemi di home banking che vengono messi a disposizione dagli istituti che operano in Italia.

Per quanto riguarda l’home banking è necessario forse ricordare che la totalità delle piattaforme offerte dalle banche permettono di avere accesso soltanto al mercato secondario e dunque non di accedere all’acquisto in fase di emissione. Si tratta di una differenza fondamentale per chi voglia fare il proprio ingresso in questo tipo di mercati e nel caso in cui i titoli “freschi” siano quello che state cercando, sarà sicuramente più adeguato operare con il promotore finanziario che la vostra banca vi mette a disposizione.

Il taglio minimo per l’acquisto dei BTP

I BTP vengono venduti esclusivamente in tagli da 1.000€ e possono dunque essere acquistati in multipli di questa cifra in fase di emissione. Sul mercato secondario i titoli comunque non si possono spezzare e sarà necessario investire una somma prossima, anche per i titoli che hanno perso del valore, ai 1.000 euro.

Si possono perdere soldi con i BTP? Come investire correttamente?

Nel mondo delle possibilità “reali”, ovvero quelle possibilità che potrebbero davvero verificarsi, il default eventuale dell’Italia sembra essere completamente fuori questione, così come sembra essere fuori questione, anche in caso di default, la rinuncia del Paese ad onorare i suoi debiti.

È vero, anche paesi che all’apparenza erano solidi (pensiamo all’Argentina di qualche anno fa ormai) sono finiti con le proverbiali gambe all’aria e nessuno può dormire sonni tranquilli, soprattutto nel caso in cui i BTP sui quali avessimo messo gli occhi fossero a lunga scadenza (pensiamo ai BTP trentennali, un’autentica eternità nel mondo moderno).

Il default è ovviamente lo spauracchio più consistente, in quanto un paese che è fallito o che sta per farlo difficilmente sarà in grado di onorare i suoi debiti e, nella migliore delle ipotesi, procederà con piani di ristrutturazione del debito che non potranno che colpire anche i creditori per tramite dei BTP.

Nel caso dell’Italia l’ipotesi sembra in fin dei conti piuttosto remota e anche nel caso in cui dovesse presentarsi, come cittadini italiani avremmo sicuramente qualcosa di più grave di cui preoccuparci, e lo stesso probabilmente varrebbe per tutti gli investitori che operano nell’area euro.

Non è però soltanto l’ipotesi default che dovrebbe interessarci. Potremmo perdere anche dei soldi relativamente o in modo assoluto:

  • si può perdere assolutamente una parte di capitale quando ci troviamo nella necessità di vendere un titolo che, vuoi perché i tassi di interesse degli altri strumenti finanziari sono saliti, vuoi perché la solidità dell’Italia non è più quella del momento in cui abbiamo sottoscritto il BTP, ha perso valore. In questo caso il valore nominale del nostro BTP scenderebbe e sul mercato varrebbe meno di quanto lo abbiamo pagato. Si tratta però in questo caso di una perdita evitabile semplicemente attendendo il termine del BTP.
  • così facendo però ci esporremmo ad un altro tipo di perdita, ovvero quella relativa o del costo-opportunità. Immaginiamo di avere in deposito un BTP a 10 anni con interesse del 4% su base annua, cedola semestrale dunque da 20 euro per ogni blocco di 1000 euro investiti. Potremmo pensare di averci comunque guadagnato: dopotutto abbiamo incassato regolarmente le nostre cedole e alla fine del contratto ritireremo anche il capitale investito. Immaginiamo però che nello stesso lasso di tempo siano divenuti disponibili altri investimenti, che allo stesso rischio del BTP ci offrono rendimenti del 6%. Mantenendo il BTP perderemmo il 2% su base annua non del nostro capitale, ma di quello che avremmo potuto ottenere investendo altrove. Si tratta di un guadagno mancato più che di una perdita.

Nonostante dunque il BTP sia all’apparenza un titolo piuttosto garantito e solido, non è sempre detto che si tratti della migliore scelta anche per l’investitore che, non essendo alla ricerca di particolari avventure sui mercati finanziari, ha semplicemente interesse a far fruttare il proprio capitale senza troppe preoccupazioni.

A chi si addice l’investimento in BTP? Qual è il profilo tipico dell’investitore?

Comprendere a chi sia destinato il BTP come strumento di investimento, risparmio e speculazione è di fondamentale importanza non solo per chi volesse investire per i fatti propri, ma anche per il promotore finanziario che eviterà di proporre questo tipo di titolo a chi dovrebbe stare guardando altrove.

I Buoni del Tesoro Poliennali sono strumenti adatti a chi ha un basso profilo di rischio, anche a portafoglio non diversificato. Inoltre, sono sicuramente consigliati per chi volesse incassare gradualmente e periodicamente i propri interessi e non aspettare il termine del contratto per ottenere indietro sia il capitale che questi ultimi. La cedola, al di là della convenienza che può costituire, ha sicuramente la piacevolezza di un pagamento costante, che per una famiglia che ha investito allo scopo di risparmiare può essere davvero importante.

Difficilmente i BTP, soprattutto quelli a breve scadenza e emessi in momenti di relativa stabilità economica, possono interessare l’investitore alla ricerca del rischio e degli altri rendimenti. In questo caso potrebbero essere considerati soltanto allo scopo di diversificare un attimo il portafoglio, soprattutto se è pesantemente esposto verso mercati che sono, al contrario dei BTP, avversi all’abbassamento dei tassi di interesse.

Il problema della mancanza di interesse composto

Dato che gli interessi del BTP vengono corrisposti a scadenze regolari e non invece integrati nel capitale che costituisce la base del titolo, manca quella che moltissimi investitori chiamano la magia dell’interesse composto.

Si tratta però di un falso problema, dato che nulla vieta al risparmiatore di re-investire le somme ottenute per tramite cedola al fine proprio di innescare uno dei meccanismi più interessanti per fare soldi investendo, appunto quello dell’interesse composto o dell’interesse sull’interesse.

Chi sceglie poi in genere i BTP, è un investitore che ha interesse o bisogno di incassare le cedole a scadenza regolare. Bisognerebbe solo considerare il fatto che tutti i titoli finanziari che offrono pagamento degli interessi a scadenze regolari per l’intero della somma che viene maturata, tendono a rendere sul lungo periodo molto meno di quelli che invece innescano l’interesse composto.

La questione dell’inflazione

Chi vorrebbe avvicinarsi al mondo dei BTP dovrebbe sicuramente tenere in considerazione le possibilità offerte sia dai BTP€i (i BTP con indice legato all’inflazione europea) sia i BTP Italia (che hanno invece indice legato all’inflazione italiana). Tuttavia, come abbiamo accennato sopra, il bravo promotore finanziario dovrebbe anche sottolineare il fatto che chi decide di acquistare titoli di questo tipo sta di fatto scommettendo al rialzo sulle previsioni che il mercato ha fatto sull’inflazione europea e sull’inflazione italiana.

Tali titoli infatti tendono a scontare, soprattutto sul mercato secondario, tutte le previsioni per la durata del titolo per quanto riguarda l’inflazione di riferimento: scegliere di entrare con posizioni del genere vuol dire ritenere che il mercato abbia stimato l’inflazione al ribasso e che dunque l’inflazione sia più alta di quella che i mercati hanno previsto e non di quella che stiamo affrontando oggi. Si tratta di una distinzione che potrà sembrare sottile, ma che è il cuore della decisione quando stiamo valutando la possibilità di acquistare BTP€i oppure BTP Italia.

Dove trovare le quotazioni dei BTP e come capire di che titolo si parla

Nel caso in cui tu volessi invece orientarti verso i titoli BTP che vengono scambiati sul mercato secondario, dovrai preoccuparti principalmente di due cose:

  • le quotazioni dei titoli, che cambiano anche più volte al giorno e che dovrai seguire per capire anche quando è il momento giusto di entrare con una posizione su un determinato titolo;
  • il tipo di titoli: anche se sopra abbiamo preparato insieme un percorso per capire il funzionamento dei BTP, spesso le descrizioni utilizzate sui mercati non sono delle più chiare ed è necessario sicuramente capirne qualcosa di più;

Per quanto riguarda le quotazioni si possono trovare sul sito de IlSole24Ore (seguendo questo link) o su siti analoghi, anche se quello del principale quotidiano economico italiano dovrebbe essere più che sufficiente.

Per quanto riguarda invece le descrizioni dei titoli, queste sono redatte nella forma: tipo di titolo, scadenza, tasso di interesse annuale, tipo di tasso e eventualmente valuta:

  • BTP indica il BTP normale, BTPi invece quelli legati all’inflazione;
  • le date sono scritte nella forma MESEANNO di scadenza: fb29 indica un titolo che scadrà a febbraio 2029, lu2050 un titolo che scadrà nel luglio 2050 e così via;
  • il tasso è indicato su base annuale: la cedola che incasseremo sarà la metà, ogni sei mesi;
  • eventuale presenza di diciture come tf (che indicano il tasso fisso), EUR (la denominazione in euro)

Anche se si dovesse comprendere dalla descrizione di che tipo di titolo si tratta è comunque utile prima di procedere con l’acquisto analizzare il titolo, il suo valore, il numero di cedole rimaste e confrontare anche il tasso di interesse con quello che potremmo ottenere su BTP di nuova emissione. Entrare sul mercato secondario, per intenderci, non è sempre facilissimo, anche se facendo le mosse giuste si può sicuramente portare a casa qualche occasione.


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Laura Magistrale in Marketing e Comunicazione d’Impresa (2004) conseguita a pieni voti presso l’Università degli Studi di Torino e Master di II livello presso la Facoltà di Economia di Torino (2006). Scopri di più su Anna e la redazione qui

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