CFD

I CFD o contratti per differenza sono tra gli strumenti finanziari derivati più apprezzati degli ultimi anni, anche grazie alla loro relativa accessibilità, sia sotto il profilo finanziario che sotto il profilo della difficoltà intrinseca nello strumento.

Si tratta di contratti relativamente complessi ma di facile comprensione, nei quali:

  • l’acquirente del contratto si impegna a pagare un tasso di interesse stabilito dal contratto
  • l’emittente del contratto o titolo si impegna a pagare il rendimento di un sottostante all’acquirente

Si chiamano dunque contratti per differenza proprio perché il flusso di denaro tra le due parti dello strumento sarà costituito dalla differenza tra l’interesse del titolo e il rendimento del sottostante.

Sono strumenti che possono essere considerati come relativamente nuovi, dato che sono nati poco più di 20 anni fa e negli ultimi tempi hanno raggiunto una quantità di scambi decisamente notevole: si calcola che a Londra siano ormai il 20% del mercato over the counter e questo non ha potuto che attirare l’attenzione anche degli investitori italiani.

Trattandosi di strumenti particolarmente complessi, nonostante sia poi facile comprenderne il funzionamento, sarà necessario cercare di organizzare insieme un’analisi di quelli che sono i fondamentali di questi contratti, per individuarne eventuali margini di utilizzo e per capire quando si possa davvero utilizzare questo tipo di strumenti per investire e magari guadagnare qualcosa.

Scopriamo quindi assieme cosa sono i contratti per differenza e come guadagnare con questi strumenti finanziari.

Gli elementi fondamentali per un contratto per differenza

Per comprendere il funzionamento di un CFD avremo bisogno di analizzare quelli che sono i suoi elementi costitutivi più importanti.

Il funzionamento di un CFD è indicato da:

  • interesse: si tratta del tasso di interesse di riferimento, che è in genere l’EURIBOR sulla nostra piazza e che è soltanto parte di quello che noi acquirenti verseremo a chi ha venduto il CFD
  • spread: si tratta della percentuale da aggiungere all’interesse per calcolare la somma che noi acquirenti dovremo versare a chi vende il contratto
  • margine: è la percentuale sul totale dell’operazione che dovremo effettivamente versare. I CFD sono operazioni in margine o in leva finanziaria ed è in genere sufficiente, al fine di poter aprire una posizione, versare soltanto una percentuale del valore della posizione stessa
  • valore del sottostante al momento dell’acquisto: è il prezzo del sottostante al momento in cui sottoscriviamo il CFD. È un valore di enorme importanza in quanto sarà il punto di partenza dal quale calcolare gli eventuali guadagni conseguiti in chiusura di contratto

Cosa vuol dire che i CFD sono prodotti over the counter?

Over the counter è una locuzione inglese/americana che sta ad indicare i prodotti farmaceutici da banco, ovvero quelli che possono essere venduti senza il ricorso alla ricetta e senza consultare il medico.

Il termine nel mondo della finanza è finito per indicare i prodotti e i titoli che vengono venduti su mercati secondari e non regolati dalle autorità governative. Mercati che non sono regolati, ma dei quali le autorità hanno cominciato ad interessarsi, tant’è che almeno negli Stati Uniti i CFD, nella configurazione tipica europea, non possono essere commerciati in quanto assimilati agli swap e dunque sottoposti a particolari regolazioni.

Quando over the counter è sinonimo di scarsa trasparenza

Ci sono casi però in cui, o meglio, aspetti dei mercati non regolati che sicuramente non ne favoriscono la trasparenza. In questo tipo di mercati infatti non è insolito assistere all’assenza di qualunque tipo di standard per quanto riguarda i prodotti venduti e, soprattutto, all’assenza di storici sui quali basare le proprie decisioni, in quanto ogni operatore del mercato preferisce ovviamente tenere i dati per sé, costituendo questi un importantissimo vantaggio competitivo nei confronti degli altri operatori.

Si tratta di questioni che hanno spinto e continuano a spingere le autorità statali ad una regolamentazione più stringente per questo tipo di strumenti, che però non ha ancora toccato i CFD o contratti per differenza, che continuano ad essere scambiati in assoluta libertà, non senza qualche stortura, soprattutto quando ci si rivolge ad operatori non completamente affidabili.

Esempio di funzionamento di un Contratto per Differenza

Una volte che avremo compreso almeno a grandi linee gli elementi sopra descritti, potremo procedere con l’analisi di un tipico contratto per differenza:

  • si compra un contratto scegliendo un qualunque sottostante tra quelli offerti dall’operatore con cui stiamo interagendo. Per comodità faremo il caso di un CDF basato su azioni ENEL SPA, che al momento di sottoscrizione del contratto vengono scambiate sul mercato a 5,00 euro
  • immaginiamo al tempo stesso che l’interesse sia del 4%, con uno spread applicato dall’operatore che è del 2,5%. Pagheremo dunque per il mantenimento della posizione il 6,5% del valore della posizione su base annua
  • immaginiamo che il margine sia del 10% e di voler acquistare 5.000 euro in contratti, che vorrebbero dire in questo caso 1.000 azioni (1000 x 5,00 euro = 5.000 euro)
  • immaginiamo inoltre di mantenere la posizione aperta per 20 giorni e che alla chiusura della posizione il titolo ENEL SPA valga 5,20 euro

Con tutti gli elementi in questione potremo facilmente calcolare tutto quelli di cui abbiamo bisogno.

    • la somma da versare effettivamente sarà il 10% di 5000 euro, ovvero 500 euro
    • gli interessi da versare saranno dati dalla formula: investimento totale x interesse x giorni di posizione aperta / 365, ovvero nel nostro caso 5000 x 6,5% x 20 / 365 = 17,80 euro
    • il profitto lordo sarà invece dato da [prezzo apertura + prezzo chiusura] x [ numero azioni], ovvero in questo caso (- 5,00 + 5,20) x 1000 = 0,20 x 1000 = 200 euro

In questo caso dunque avremmo realizzato un guadagno di 200 euro sulla posizione in questione. Ai 200 euro vanno ovviamente sottratti gli interessi di 17,80 euro, per un guadagno netto di 182,20 euro.

Ovviamente nel caso contrario, ovvero con le azioni ENEL a 4,80 alla chiusura del contratto il nostro calcolo sarebbe stato molto diverso:

                                        - 0,20 x 1000 = -200 euro

Al quale vanno comunque aggiunti i costi di interessi e spread di 17,80 euro, per una perdita totale di 217,80 euro.

Il guadagno sulla posizione short nei CFD

La posizione che abbiamo analizzato poco sopra è la tipica posizione long, ovvero quando “compriamo” contratti, il che vuol dire che stiamo scommettendo sul rialzo del prezzo del sottostante.

Nel caso in cui volessimo “scommettere” sulla perdita di valore del sottostante, potremo aprire delle posizioni short, che funzionano in modo leggermente diverso rispetto alle posizioni long.

In questo caso infatti si guadagnerà nel caso in cui il prezzo delle azioni (o di qualunque altro sottostante sia collegato al CFD in questione) scenda.

Si tratta di posizioni tipicamente aperte da chi, magari in attesa di una trimestrale o dell’assegnazione di taluni appalti, oppure di una notizia importante sul piano macroeconomico, crede che il sottostante sia destinato a correre verso il basso, seppure momentaneamente.

La durata del Contratto per Differenza

In questo contesto è anche importante considerare il fatto che i contratti per differenza non hanno durata. Il contratto si potrà considerare chiuso in due circostanze:

  • quando l’acquirente, deciderà di vendere il contratto e dunque di realizzare guadagni o perdite secondo i calcoli sopra riportati
  • quando il margine che abbiamo versato non sarà (ma di questo parleremo in modo più approfondito più avanti) in grado di andare a coprire le nostre potenziali perdite

In tutti gli altri casi e finché il margine sarà sufficiente a coprire le eventuali perdite, la posizione rimarrà aperta fino a nuovo ordine.

Quali sono i costi collegati ai contratti per differenza

Ovviamente dei contratti del genere hanno un costo che prescinde da quello delle potenziali perdite ed è costituito dagli interessi che dovremo versare in aggiunta allo spread.

Taluni operatori di mercato potrebbero anche aggiungere una commissione di piccola entità, anche se di frequente si preferisce incorporarla direttamente nello spread, anche al fine di facilitare il calcolo del costo del CFD per l’acquirente.

I costi del contratto possono essere particolarmente alti, soprattutto laddove lo spread sia molto alto.

Lo spread però, ed è bene ricordarlo qui anche prima di approfondire altre questioni, non è soltanto indice del guadagno che il venditore del contratto si metterà in tasca. Lo spread dovrebbe anche essere interpretato come una sorta di assicurazione per chi emette il contratto e quindi come indice della volatilità che ci si aspetta dai mercati di riferimento per il sottostante.

Capire il margine per investire meglio sui CFD

La questione del margine potrebbe sembrare sicuramente banale agli investitori più esperti, ma in realtà è uno dei punti cruciali intorno ai quali ruota la redditività (o la non redditività) di questi contratti.

Il margine è la percentuale dell’investimento totale che dovremo versare nelle casse di chi emette il contratto ed è una percentuale che, a seconda del tipo di sottostante, può andare dallo 0,5% al 30%. Tendenzialmente più è volatile e instabile il sottostante, più sarà alta la percentuale/margine richiesta dal venditore del contratto.

Il margine permette di investire somme molto più sostanziose di quelle che si hanno a disposizione ed è un concetto affine alla leva di cui avremo magari già sentito parlare per quanto riguarda il Forex.

Al tempo stesso però il margine è anche misura dell’amplificazione dei movimenti del sottostante: immaginiamo di aver aperto una posizione ad esempio con il 10% di margine.

Ogni movimento, sia verso l’alto che verso il basso, sarà dunque moltiplicato per 10, il che, soprattutto in mercati molto volatili, può causare più di qualche problema.

Il concetto di margine variabile

Il concetto di margine variabile riguarda invece la copertura della posizione che abbiamo aperto. In seguito a qualunque tipo di movimento del sottostante del nostro contratto CFD, il broker aggiornerà automaticamente il nostro margine, versando denaro nel caso di movimento al rialzo, e invece rimuovendolo nel caso di movimento al ribasso.

Il margine che viene versato può essere dunque considerato, anche per comodità concettuale, una sorta di deposito a copertura della nostra posizione.

Si può davvero guadagnare con i contratti per differenza?

I contratti per differenza sono strumenti sicuramente interessanti e anche, in linea di massima, facili da capire. Si tratta di scommettere su posizioni al rialzo (con apertura di contratti long) o sul ribasso (con apertura in short) del sottostante di riferimento e di amplificare, a seconda del margine che ci viene richiesto, la somma investita.

Il funzionamento all’apparenza di facile comprensione però non deve sicuramente farci pensare di essere di fronte all’ennesima (sedicente) gallina dalle uova d’oro, gallina che nei mercati finanziari difficilmente si fa trovare.

I contratti per differenza possono essere sicuramente utilizzati per creare un portafoglio di investimenti equilibrato e anche per approfittare di movimenti di mercato riguardo i quali pensiamo di essere sicuri o quasi.

Quello che non si può pensare di fare però attraverso i CFD, dati anche i costi annessi, è di creare investimenti di lunghissimo periodo e di cercare al tempo stesso di mantenere posizioni estremamente lunghe: ci sono da pagare spread e interessi, che spesso sono in grado di mangiarsi tutto il guadagno conseguito dal sottostante, anche nel caso in cui l’azione, la materia prima oppure l’indice di riferimento abbiano fatto registrare performances particolarmente positive.

Ci sono inoltre dei rischi che andrebbero sicuramente considerati nel caso in cui volessimo davvero investire nei contratti per differenza, che andremo ad analizzare insieme tra pochissimo.

I rischi collegati con i Contratti per Differenza CFD

In realtà, così come per il grosso dei contratti over the counter e che sono scambiati tra soggetti privati, i rischi sono di natura diversa rispetto a quelli che sono collegati ai mercati regolamentati.

Quando stiamo per acquistare infatti dei CFD dobbiamo tenere conto di tre rischi principali, tutti capaci di mettere in serio pericolo il capitale che abbiamo investito:

  • il rischio di mercato collegato al sottostante: sia che si tratti di azioni che di materie prime (scopri perché sono il sottostante più richiesto), sia che si tratti di obbligazioni o di tassi di cambio sul mercato valutario, l’andamento può, soprattutto con leve finanziarie alte (ovvero con un margine percentuale bassissimo), rapidamente prosciugare il nostro deposito. È per questo motivo che in genere i broker di CFD o comunque i soggetti che emettono questo tipo di contratti chiedono margini più alti per i contratti che hanno sottostanti particolarmente volatili
  • il rischio di liquidazione: si tratta del rischio tipico di chi opera con strumenti finanziari caratterizzati da leve più o meno importanti. Trattandosi di un prodotto che abbiamo acquistato a margine, per intenderci, il nostro deposito potrebbe essere non sufficiente per mantenere la posizione aperta nel caso di andamenti avversi. Potremmo trovarci dunque a spendere tutto il nostro deposito per proteggere delle posizioni che, ad un certo punto, raggiungeranno livelli di perdite che costringeranno il broker a chiudere i contratti, lasciandoci senza più deposito. Non è un rischio tipico dei CFD, ma piuttosto di un rischio che caratterizza tutte le operazioni finanziarie fatte in leva
  • il rischio della controparte: in aggiunta, la controparte che ci ha offerto il contratto è comunque a rischio insolvenza. Nel caso in cui l’azienda che ha emesso il CFD dovesse fallire, essere sottoposta a procedura fallimentare o comunque avere problemi gravi di carattere finanziario, il CFD avrebbe valore comunque prossimo allo 0, a prescindere da quale sia il sottostante di riferimento. Come vedremo infatti tra pochissimo, quando acquistiamo un CFD non stiamo affatto comprando azioni / obbligazioni / materie prime o comunque il sottostante del contratto: stiamo comprando un contratto/scommessa tra noi e l’ente emittente. Se l’ente emittente fallisce, il nostro contratto diventa carta straccia.

Occhio, non stiamo comprando azioni, materie prime oppure obbligazioni

A prescindere da quale sia il sottostante di riferimento, sarebbe il caso di tenere sempre bene a mente che quando si acquistano contratti per differenza (e più in generale quelli che sono tutti i contratti derivati o swap), si stanno in realtà acquistando dei titoli finanziari che non hanno alcun tipo di sottostante reale, nel senso che le azioni o le obbligazioni alle quali sono collegati non sono e non saranno mai in nostro possesso.

Avere come sottostante l’oro (in genere ritenuto molto sicuro) oppure le azioni di una start-up che si è appena quotata in borsa (e dunque ritenuta particolarmente volatile) non fa alcuna differenza: nel caso di fallimento dell’emittente del contratto il nostro CFD varrà zero.

Quali sono le caratteristiche interessanti del CFD?

Così come per ogni tipo di strumento di investimento, sarebbe il caso di chiedersi quali sono le caratteristiche che dovrebbero farci optare per i contratti per differenza a dispetto di altri tipi di strumenti, anche derivati o puramente speculativi.

Tra le caratteristiche più interessanti per quanto riguarda i CFD troviamo:

  1. l’assenza totale di termini: possiamo mantenere il CFD per quanto tempo vogliamo e rimandare a tempo indefinito la sua vendita, nel caso in cui non sia ancora arrivato il momento propizio per vendere il contratto
  2. il trading avviene su mercati secondari: più informali e meno regolati
  3. la semplicità del titolo: in genere c’è un solo sottostante e il rapporto con il movimento del valore del contratto è di 1:1, senza formule complesse da applicare né calcoli da analista finanziario senior
  4. l’accessibilità: tecnicamente può essere possibile investire anche su CFD legati ad una sola azione
  5. la varietà: gli operatori finanziari ormai offrono contratti per differenza basati su un’enorme varietà di sottostanti

Ma vediamoli assieme nel dettaglio

1. L’assenza di termini

Moltissimi contratti di tipo derivato o comunque puramente speculativi sono caratterizzati da scadenza (pensiamo alle opzioni).

Si tratta di un termine che però non può che giocare a nostro svantaggio, in quanto non potremo decidere il momento davvero più propizio per chiudere la nostra posizione e potremmo dover riaprire posizioni consecutive al fine di mantenere una determinata posizione con gli altri strumenti finanziari, con tutti i costi collegati, che nel caso di opzioni e futures sono spesso per contratto.

Con il CDF non esiste nulla di tutto questo: a patto che il nostro margine sia sufficiente, potremo mantenere posizioni aperte per una durata indefinita, cogliendo davvero l’attimo giusto per portare a casa il massimo del profitto.

2. I mercati secondari

Operare nei mercati secondari significa avere meno regole da seguire e quindi l operazioni risultano più semplici, anche se come altro lato della medaglia può risultare più rischioso

3. La semplicità del titolo

Investire in titoli finanziari dei quali non si capisca il funzionamento è quanto di più pericoloso possiamo fare per il nostro capitale e il nostro investimento. Non saremo in grado in questo caso infatti di correggere le nostre posizioni in modo accurato, né tantomeno di capire quello che sta succedendo ai nostri risparmi.

Dovremo necessariamente affidarci ai conti del broker il che non è mai una buona idea e non per la disonestà intrinseca di questi ultimi, ma piuttosto perché non saremo in grado di anticipare le situazioni che potrebbero configurarsi in seguito a movimenti nel mercato.

I CFD hanno l’indubbio vantaggio di mettere a disposizione dell’investitore uno strumento piuttosto facile da capire, il cui andamento può essere calcolato con la semplicissima formula che abbiamo messo a disposizione poco sopra e che in genere ha un solo sottostante, che tra le altre cose ha un rapporto di 1:1 con l’andamento del titolo.

Questo vuol dire che al netto del margine/leva, l’andamento del sottostante sarà un ottimo indicatore del guadagno che stiamo portando a casa.

4. L’accessibilità

Spesso gli strumenti finanziari richiedono investimenti sostanziosi, in quanto anche i lotti più piccoli partono da 5, 10 o anche 50 mila euro.

Non è questo il caso dei CFD, che possono essere in linea teorica aperti anche avendo come sottostante una sola azione.

Si tratta dunque di strumenti aperti davvero a tutti, anche a chi ha da investire somme irrisorie o magari vuole semplicemente tastare il terreno prima di investire somme più sostanziose.

5. La varietà

L’altro innegabile vantaggio legato ai contratti per differenza è l’enorme varietà di sottostanti che possono essere collegati al nostro contratto.

Si può trovare praticamente ogni tipo di azione quotata sui principali mercati mondiali, qualunque tipo di obbligazione, qualunque tipo di materia prima e anche qualunque tipo di indice borsistico e non.

I CFD possono dunque essere molto facilmente utilizzati anche per diversificare il proprio portafogli, tra le altre cose a costi comunque ridotti anche rispetto agli altri strumenti finanziari over the counter.

I vantaggi dei CFD rispetto agli altri strumenti finanziari

Si possono anche paragonare i CFD agli altri strumenti finanziari di comune utilizzo non solo da parte degli specialisti, ma anche dei piccoli risparmiatori. Lo faremo insieme, cercando di dilungarci il meno possibile e di evidenziare al tempo stesso i vantaggi e gli svantaggi rispetto agli altri strumenti.

I vantaggi e gli svantaggi rispetto alle azioni

Rispetto alle azioni i CFD presentano sicuramente dei vantaggi nel fatto che si possono acquistare contratti con sottostanti anche particolarmente esotici senza per forza di cose affidarsi a broker che operano in quel paese. Immaginiamo ad esempio di voler investire nelle azioni di un’azienda turca o indiana: dovremo trovare o una banca o un broker in grado sia di farci investire tramite piattaforma, sia di gestire le complicate operazioni fiscali e burocratiche che potremmo incontrare nel mercato di destinazione.

Per i CFD invece non avremo assolutamente bisogno di impelagarci nelle questioni burocratiche e sovrane: ogni contratto sarà infatti valido nella nostra giurisdizione di residenza e non dovremo preoccuparci neanche delle potenzialmente complesse norme di carattere fiscale.

Investire in borsa inoltre non permette in nessun modo di applicare leve finanziarie. È però un modo più economico di investire, dato che non dovremo pagare né interesse né spread, ma soltanto le commissioni al nostro broker, che in moltissimi casi sono comunque irrisorie.

CFD contro Futures: dove conviene investire?

Nonostante si tratti di strumenti che all’apparenza potrebbero sembrare molto simili, ci sono differenze sostanziali tra il funzionamento dei CFD e quello dei contratti Futures.

Per i primi si può entrare nel mercato con somme più basse, non ci sono scadenze e hanno un valore sempre aggiornato ai valori di mercato attuali.

Per i secondi invece c’è bisogno di investimenti decisamente più importanti, bisogna rispettare le scadenze del contratto, che una volta giunto al suo termine naturale dovrà essere convertito e il valore dello stesso contratto tende a convergere su quello di mercato soltanto verso la fine della vita del titolo.

Il vantaggio però di investire in futures è l’avere accesso ad un mercato secondario dall’alto volume di scambi e dunque di potersi liberare del titolo non solo vendendolo a chi lo ha emesso, ma anche a soggetti terzi.

Le opzioni e il CFD

Anche per quanto riguarda Opzioni e CFD le differenze sono sostanziali e si deve necessariamente comprendere per cosa sia stato creato il primo strumento e per cosa invece sia utilizzato il secondo:

  • le opzioni sono ottime per tutelarsi nel caso di posizioni particolarmente esposte in un determinato comparto, cosa che non si può fare facilmente con i CFD. L’opzione è infatti ad esercizio potenziale, nel senso che alla scadenza della stessa potremo decidere se far valere o meno il diritto di opzione garantito dal nostro contratto (leggi di più sulle opzioni)
  • i CFD sono inoltre più rischiosi in quanto non possono essere sospesi, al contrario di quanto avviene per le opzioni, lasciandoci esposti a quelli che sono gli andamenti del mercato
  • inoltre i CFD seguono pedissequamente l’andamento del sottostante, cosa che invece non si verifica con le Opzioni

I CFD dovrebbero essere però preferiti alle Opzioni nel caso in cui il nostro interesse fosse davvero quello di investire sul sottostante con una buona leva, senza che a prevalere siano le istanze di garanzie rispetto a quelle di speculazione.

A chi sono adatti i Contratti per Differenza?

Si sono levate critiche anche importanti da parte di politici e anche economisti nei riguardi di uno strumento che, a scanso di ogni equivoco, dovremmo considerare adatto esclusivamente a chi ha una certa esperienza nel mondo della finanza.

Già il fatto di ricorrere ad una leva dovrebbe essere un campanello d’allarme importante, in quanto la leva, come abbiamo ripetutamente detto sopra, è in grado di moltiplicare non solo i guadagni, ma anche le perdite.

Gli investimenti a margine come i CFD devono essere assolutamente considerati come strumento non adatto ai principianti, che spesso però sono proprio quelli ad esserne maggiormente attratti grazie alla possibilità di investire somme superiori rispetto a quelle che si posseggono effettivamente.

Si tratta in realtà di una trappola, anche se non organizzata da nessuno, che potrebbe rapidamente rendere la nostra prima esperienza nel mondo della finanza un autentico incubo.

Discorso invece diverso per l’investitore che risponde al profilo che troverete di seguito:

  • con una certa esperienza per quanto riguarda sia il sottostante che si andrà a scegliere, sia per quanto riguarda il calcolo di interessi, spread e il valore dei contratti over the counter
  • con una certa propensione al rischio, che vuole gestire grazie alla possibilità di far variare il margine sullo strumento in questione

In questo caso i CFD possono dimostrarsi una tipologia di titolo particolarmente interessante, soprattutto all’interno di un contesto e di un portafoglio da diversificare.

Le opportunità offerte dai contratti per differenza sono sicuramente interessanti, in quanto è possibile inoltre investire su praticamente qualunque tipo di sottostante, che si tratti di azioni nazionali, azioni estere, obbligazioni, metalli preziosi, commodities energetiche, commodities non energetiche, altri tipi di strumenti finanziari, indici di borsa.

Si tratta dunque di un ottimo strumento per diversificare i propri investimenti e che permette inoltre di accedere a forme di investimento che potrebbero non essere disponibili nel nostro paese (pensiamo al caso descritto sopra delle azioni in contesti sovrani lontani, dove le leggi e le tasse potrebbero essere particolarmente complesse da seguire).

Data la particolarissima natura dei CFD, quasi tutti i regolatori statali impongono prospetti informativi che indichino il rischio connesso con l’utilizzo di questo strumento finanziario.

Il rischio principale: disomogeneità dei contratti

Poco sopra abbiamo descritto i contratti per differenza come lo strumento forse più trasparente tra quelli disponibili sul mercato over the counter.

Si tratta però comunque di strumenti che non sono caratterizzati dall’omogeneità, il che vuol dire che sotto la sigla CFD si potrebbero trovare contratti anche piuttosto diversi tra loro, che potrebbero inoltre includere clausole non riconducibili allo standard della categoria.

Si tratta di problemi che devono essere sicuramente tenuti in debita considerazione prima di investire qualunque somma, anche la più irrisoria, in questo mercato.

Il contratto, anche se fosse il milionesimo CFD che andiamo ad acquistare, va letto comunque in tutte le sue parti, per evitare pessime sorprese una volta che sarà giunto il momento di venderlo e, si spera, di portare a casa il guadagno.

Se pensate che sia troppo rischioso un investimento in Contratti per Differenza vi consigliamo di iniziare con qualcosa di più sicuro come i Conti Deposito.


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Laura Magistrale in Marketing e Comunicazione d’Impresa (2004) conseguita a pieni voti presso l’Università degli Studi di Torino e Master di II livello presso la Facoltà di Economia di Torino (2006). Scopri di più su Anna e la redazione qui

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