I covered warrant sono dei contratti di opzione, e che dunque ci garantiscono il diritto di acquistare o vendere un’attività finanziaria (detta sottostante) ad una determinata scadenza.
Da un lato dunque sicuramente assomigliano ai warrant, dall’altro alle opzioni, pur avendo delle differenze sostanziali nel funzionamento.
I covered warrant possono essere uno strumento particolarmente interessante per l’investimento anche del risparmiatore più tradizionalista e meno propenso ad avventurarsi nell’universo delle opzioni e dei derivati.
Siamo però davanti ad un contratto che viene scambiato in Borsa, sul mercato SEDEX, il mercato telematico dei Securitised Derivatives, ed è dunque strumento sicuramente più affidabile delle opzioni esotiche OTC e degli altri contratti di tipo derivato, come avremo modo di andare a vedere più avanti.
Iniziamo subito!
Quali sottostanti possiamo trovare nei covered warrant?
Nei covered warrants (CW sul mercato nazionale italiano) possiamo trovare diversi tipi di sottostante, che però devono possedere determinate caratteristiche per permettere ai titoli di essere accettati sul SEDEX. Devono infatti essere in alternativa:
- azioni italiane oppure negoziate su mercati estero che siano estremamente liquide
- titoli di stato di qualunque emittente, a patto che siano ad alta liquidità
- tassi di interesse ufficiali e quindi legati ad una qualche banca centrale, oppure comunque utilizzati dal mercato dei capitali (pensiamo ad esempio ad EURIBOR)
- valute, a patto che però si tratti di coppie il cui cambio viene costantemente comunicato dalle principali banche centrali (ad oggi rientrano in questa definizione praticamente tutte le divise ufficiali degli stati riconosciuti)
- indici (pensiamo al MIBTEL, MIB30, BlueChips etc.)
- panieri di indici
Oltre a quelli che sono i titoli e le attività finanziarie che abbiamo elencato sopra, possono essere ammessi anche altri tipi di sottostante, a patto che comunque presentino la caratteristica della liquidità e la disponibilità di informazioni sul valore del prezzo o dell’indice, nel caso in cui si tratti appunto di indici o di panieri.
Covered Warrant Call and Put
Così come per le normali opzioni, anche per le Covered Warrant abbiamo per noi investitori due tipi di strumenti. Abbiamo infatti le opzioni call e le opzioni put.
Andiamo ad analizzarne insieme le differenze.
Covered Warrant Call
Una warrant call offre la possibilità (non l’obbligo, badiamo bene) di comprare il sottostante al prezzo determinato, o durante tutta la durata del contratto, oppure alla scadenza dello stesso.
Nel primo caso, ovvero quando avremo la possibilità di esercitare la nostra opzione di acquisto durante tutta la durata del contratto, saremo di fronte ad una Covered Warrant di stile americano. Nel secondo caso invece, quando ovvero potremo esercitare l’opzione warrant soltanto alla scadenza, saremo di fronte ad un covered warrant di stile europeo.
Non facciamoci però ingannare dalle diciture: anche moltissime banche italiane che operano sul mercato nazionale emettono Covered Warrant di diritto americano e che dunque possono essere convertite durante tutta la durata del contratto e non soltanto a scadenza.
Covered Warrant Put
Il warrant put è speculare alla call. In questo caso il contratto ci garantisce invece la possibilità di vendere ad un determinato prezzo il sottostante o alla scadenza o durante tutta la scadenza del contratto.
Anche in questo caso vale quanto detto prima: se il contratto ci permette l’esercizio dell’opzione durante tutta la durata del contratto, sarà di stile americano. In caso contrario invece saremo davanti ad una Covered Warrant Put in stile europeo.
L’emittente o writer è obbligato a vendere o comprare
A questo punto della trattazione dovrebbe essere chiaro che per l’emittente del covered warrant (che come avremo modo di vedere più avanti, è in genere una banca) vi è invece l’obbligo a comprare o a vendere, a seconda del tipo di opzione.
Possiamo dunque considerare le Covered Warrant (come tutte le categorie di opzioni) dei contratti asimmetrici, con il rischio dell’investitori, ovvero noi, che è limitato al costo della warrant ovvero il premio dell’opzione, e con il rischio per l’emittente che è invece legato alle oscillazioni del sottostante.
Che cos’è lo strike price?
Lo strike price è il prezzo di acquisto o di vendita che è incorporato nel contratto stesso.
Tipicamente gli elementi che determinano la struttura di un Covered Warrant sono infatti i seguenti:
- Sottostante: indica la tipologia di strumento finanziario che potremo acquistare o alla scadenza oppure durante la durata del contratto (es. Azioni FIAT).
- Scadenza del contratto: indica la data che fa spirare il contratto; alla scadenza potremo riscattare il sottostante al prezzo fissato nel contratto, oppure nel caso in cui non sia conveniente, non farlo.
- Strike price o prezzo d’esercizio: il prezzo al quale possiamo esercitare (alla scadenza o durante il contratto per le covered americane) il nostro diritto.
In possesso di queste variabili abbiamo a disposizione tutto quello di cui abbiamo bisogno per valutare un determinato covered warrant all’emissione.
Per valutarne però la redditività possibile e cercare di comprendere quando sia il caso di entrare un mercato e quando no, avremo bisogno di studiare un po’ di più.
I fattori importanti per valutare un Covered
Tra i fattori più importanti per determinare l’appetibilità di un determinato covered warrant troviamo:
- Lo strike price o prezzo di esercizio: ovviamente più è lontano dal prezzo del sottostante, più sarà difficile che il nostro covered warrant si converta in qualcosa di redditizio.
- La vita residua: rappresenta il periodo di tempo che rimane alla scadenza. Più la vita residua è lunga, più il covered warrant avrà valore e viceversa. Questo deriva dal fatto che ovviamente con l’allungarsi del tempo per esercitare l’azione, il sottostante sarà sicuramente in grado di oscillare più energicamente.
- La volatilità implicita: anche la volatilità del sottostante è di fondamentale importanza nel realizzare la convenienza o meno di un determinato warrant. La volatilità indica quanto può oscillare il prezzo per un determinato sottostante. Più in genere un titolo è volatile, maggiore è il premio del warrant, ovvero la somma che dovremo pagare all’ente che lo ha emesso per andare ad acquisire il contratto.
- Il tempo a scadenza: ovvero quanto tempo sia rimasto dal momento in cui acquistiamo il covered warrant alla sua scadenza naturale, ovvero qual è l’arco di tempo entro il quale potremo esercitare la nostra opzione d’acquisto o di vendita.
- I tassi di interesse degli strumenti ritenuti sicuri: più sono alti ovviamente i tassi di interesse degli strumenti ritenuti sicuri, più deve salire il rendimento dei covered warrant per renderli interessanti. Non vi è motivo di acquistare quello che è uno strumento a rendimento molto variabile e volatile se i rendimenti offerti dagli “strumenti sicuri” sono alti
Una volta valutati in modo combinato quelli che sono i fattori sopra elencati, dovrebbe esserci possibile avere un quadro di insieme dello strumento che stiamo per andare ad acquistare.
Cosa succede al prezzo di un Covered Warrant dopo l’emissione
Successivamente all’emissione il prezzo di un Covered Warrant ovviamente subisce delle modificazioni:
- Nel caso in cui aumenti la volatilità attesa, il prezzo del Covered Warrant salirà sia in caso di CW Call che in caso di CW Put.
- Nel caso di aumento del prezzo del sottostante, il prezzo del Covered Warrant salirà in caso di CW Call e scenderà invece nel caso di CW Put.
- All’avvicinarsi della scadenza il prezzo scende, per entrambi i tipi di CW.
- Al crescere dei tassi di interesse il valore del CW Call sale e quello del CW Put invece scende.
- Alla distribuzione di dividendi il valore del CW Call scende e invece nel caso di CW Put sale.
Le forze che possono dunque agire sul prezzo di un titolo CW sono diverse e spesso possono anche agire in senso diverso, rendendo questi strumenti particolarmente volatili e imprevedibili.
Quali sono le differenze dei Covered Warrant con le opzioni?
Tenendo conto della trattazione che abbiamo fatto fino a questo punto, potrebbe sembrare che lo strumento in questione altro non sia che un’opzione in tutto e per tutte.
A rendere però i CW più interessanti del secondo tipo di strumenti c’è il fatto di essere trattati su mercati regolamentati. Questo vuol dire che:
- La clearance può avvenire costantemente.
- Esiste un’autorità che si comporta da clearance house e che dunque garantisce la solidità dell’ente emittente.
- Vengono accettati esclusivamente emittenti che rispondano a caratteristiche particolarmente restrittive: nel momento in cui vi scriviamo ad esempio, a fare da writer dei CW in Italia sono soltanto le banche, con Unicredit che guida il mercato tanto per varietà dei sottostanti offerti, sia invece per quanto riguarda il volume di scambi.
- Essendo standardizzati possono essere scambiati molto più facilmente: questo significa che il mercato successivo all’emissione può presentare delle opportunità, sia per chi voglia monetizzare in anticipo eventuali miglioramenti dei fattori che determinano il prezzo di un CW, sia per chi voglia entrare su posizioni i cui titoli sono stati già emessi.
- Non c’è il rischio che l’emittente fallisca, o meglio, è molto ridotto rispetto a quanto avviene nei mercati secondari OTC.
Per approfondire come funzionano le opzioni ti consigliamo questo articolo.
Che cos’è il SEDEX?
Il Sedex è il mercato telematico nel quale vengono scambiati i titoli CW. Vi partecipano da un lato gli emittenti (nel momento in cui ti scriviamo sono fondamentalmente tutte banche o società controllate da banca al 100%), dall’altro gli investitori.
Il regolatore di mercato si preoccupa non solo di verificare la solidità degli enti emittenti, ma anche di controllare che i titoli Covered Warrant emessi siano conformi alle regole che abbiamo riportato in principio.
L’obiettivo, oltre a quello di fornire un mercato regolamentato a contratti per quanto possibile standard, è quello di cercare di tenere fuori dal mercato sottostanti troppo esotici.
Chi bazzica il mercato dei futures OTC sa bene che spesso ci si trovano davanti titoli con sottostanti molto particolari, arrivando fino a valute di stati non riconosciuti e titoli di debito emessi da società straniere non quotate.
Il SEDEX prova invece a mantenere nel nucleo dei sottostanti ammessi esclusivamente titoli che fanno capo o a stati sovrani oppure ad aziende italiane o straniere riconoscibili e operanti in sistema di borsa conosciuti.
Sul SEDEX non vengono scambiati esclusivamente CW, ma anche i certificati leverage. Si tratta di certificati ad alto potenziale che possono incorporare uno stop loss. Si tratta in realtà di meccanismi di funzionamento simili sia ai CW che alle opzioni e di cui avremo modo di parlare in trattazione separata.
In Italia si possono trattare sia CW europei che americani
È bene ricordare che le diciture americano e europeo fanno riferimento esclusivamente alla possibilità di esercitare l’opzione solo alla scadenza nel secondo caso e durante tutta la durata del contratto nel primo caso.
Entrambi i tipi di Covered Warrant vengono trattati anche sul SEDEX, con gli americani che sono nel momento in cui vi scriviamo leggermente più popolari: sono strumenti estremamente più flessibili anche se più costosi, dato che la possibilità di esercitare l’opzione nel durante rende la vita dell’investitore estremamente più facile.
A chi conviene investire in Covered Warrant?
Conviene investire in covered warrants a tutti quegli operatori, investitori e risparmiatori che sono interessati a:
- Avere un quadro delle perdita massime preciso: i CW hanno un costo a contratto e nel caso in cui l’opzione non vada mai in the money, sapremo di aver perso al massimo il prezzo del contratto stesso.
- Tentare di guadagnare potenzialmente anche molto rispetto all’investimento: tutto quello che sarà al di sopra dello strike price (o al di sotto, nel caso di CW Put) sarà guadagno da mettere in tasca.
- Avere a che fare con soggetti istituzionali italiani pur potendo investire su mercati esteri, anche se non direttamente.
Ad ogni modo le possibilità decisamente alte di guadagno corrispondono a rischi piuttosto elevati, nel senso che nonostante si tratti di contratti a costo fisso, come negli altri tipi di investimento l’eventualità che si verifichi un guadagno è inversamente proporzionale al potenziale guadagno.
Si tratta dunque di strumenti di investimento che sono concepiti per risparmiatori e investitori che hanno un’alta propensione al rischio e sicuramente non materiale per cassettisti: i soldi non si investono e dimenticano in questo tipo di strumenti; bisogna seguirli giorno per giorno e soprattutto tenere conto del fatto che potremmo non rivedere indietro la somma investita.
Ricordiamo: non stiamo comprando il sottostante
In chiusura è comunque d’obbligo ricordare il fatto che tali contratti CW (e lo stesso vale sicuramente anche per i contratti derivati di altro tipo) non traslano il possesso del sottostante.
Per intenderci, quando acquistiamo dei Covered Warrants, che siano call o pull, che hanno come sottostante le azioni Apple, non stiamo comprando azioni Apple, ma il diritto ad acquistare tali azioni in una determinata data ad un determinato prezzo. Questo vuol dire che siamo tendenzialmente, anche se nel caso dei Covered Warrant la questione si presenta molto più raramente, di fronte ad un doppio rischio: il primo è quello del sottostante in se, in quanto potrebbe perdere valore. Il secondo è quello dell’insolvenza dell’ente emittente, anche se in questo specifico caso si tratta di possibilità ridotte dalla presenza del mercato regolamentato in mezzo, ovvero del SEDEX.
Come si incassa un Covered Warrant?
La Borsa Italiana regolamenta l’incasso dei CW con un sistema automatico:
- quando il CW chiude in the money, ovvero quando il valore del sottostante è superiore allo strike price, l’opzione viene esercitata automaticamente.
- quando il CW chiude at the money o out of the money invece non viene convertito.
Si tratta di procedure altamente automatizzate, che permettono di avere un flusso di cassa completamente gestito dalla banca che ci offre il deposito titoli, che tra le altre cose sottrarrà anche quanto dovuto allo stato sotto forma di tasse.
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