I contratti Forward sono un’altra tipologia di contratto derivato, che assomiglia in moltissimi aspetti ai contratti Futures e che può essere un buono strumento di investimento per talune tipologie di investitori e speculatori.
Si tratta di un contratto che vede nei suoi elementi tipici gli stessi che troveremmo in un contratto Future:
- una certa quantità di assett (e si può trattare di derrate alimentari, come di altre commodities, come di titoli finanziari) con l’oggetto del contratto che è praticamente libero;
- un prezzo al quale ci si impegna ad acquistare o a vendere la quantità di assetto suddetta;
- la data per la quale ci impegniamo ad acquistare ad acquistare o a vendere l’oggetto/asset indicato dal contratto;
Almeno superficialmente dunque il contratto Forward è uguale in tutto e per tutto al Future, di quale pure abbiamo già avuto modo di parlare.
Ci sono però delle differenze sostanziali, non immediatamente percepibili dall’analisi del contratto separatamente dal mercato in cui viene trattato, che rendono Forward e Future due strumenti radicalmente diversi per chi investe in questo tipo di attività.
Ma entriamo nel dettaglio e vediamo come funziona il contratto Forward!
Che cos’è nello specifico un contratto Forward?
Il contratto Forward è un contratto che impone alle parti una compravendita secondo il termine negoziato ed incorporato nel contratto stesso.
Si tratta di un titolo derivato, che ha come sottostante o un bene reale oppure un titolo finanziario: si possono stipulare Forward che abbiano come sottostante praticamente tutto quello che si può acquistare o vendere sui mercati finanziari, incorporate delle attività reali.
Tendenzialmente il bene che può essere oggetto del contratto deve essere fungibile, ovvero identificabile per genere e per numero (pensiamo a 1.000 azioni di una certa azienda, oppure a beni generici come possono essere il grano e le altre derrate alimentari standardizzate che vengono scambiate nelle borse valori).
Nel contratto forward troviamo dunque l’accordo tra due parti, noi e la controparte, a scambiarci un determinato bene, ad un determinato prezzo ad una determinata data nel futuro.
Fin qui sembrerebbe un generico contratto di tipo future, e per il suo funzionamento intrinseco lo è assolutamente. A fare la differenza, come avremo modo di vedere più avanti e più nel dettaglio, è il fatto che i contratti forward, al contrario dei futures, non sono standardizzati e non vengono dunque venduti nei mercati regolamentati, ma nei mercati OTC o over the counter.
Cosa si può utilizzare come sottostante dei contratti forward?
Come sottostante del contratto forward si può liberamente utilizzare praticamente ogni tipo di attività o bene fungibile:
- derrate alimentari standardizzate, ovvero che vengono classificate secondo qualità per essere messe in vendita nelle borse valori;
- metalli: si può trattare di oro, di argento, di platino e di altri metalli per utilizzo anche industriale, tra quelli che vengono comunque trattati dalle maggiori borse mondiali
- commodities energetiche, come petrolio e gas naturale;
- strumenti finanziari, come azioni, azioni di risparmio, titoli di stato, titoli di debito emessi da privati, altri futures e forward, altri derivati, etc.;
- valute, di qualunque tipo, indicando come oggetto del contratto la valuta che si andrà a vendere dietro il corrispettivo e dunque generando una coppia del tipo valuta contratto / sottostante;
Non vi è praticamente nulla che non possa essere trattato tramite i Forward e dato che si tratta di mercati non regolamentati almeno in via teorica due soggetti potrebbero accordarsi per consegnarsi (anche virtualmente) qualunque tipo di asset.
Perché esistono i contratti Forward?
La recente crisi economica ha portato alla ribalta quelle che, soprattutto secondo i non addetti ai lavori, potrebbero essere delle storture causate dai mercati finanziari e nello specifico da quello dei derivati.
I derivati sono stati accusati delle peggiori nefandezze, spesso senza che questo fosse in alcun modo giustificato, dato che suddetti contratti non esistono solamente a scopo speculativo, ma vengono in realtà scambiati per motivi che, anche sotto il supposto profilo etico, sono da considerarsi più che validi.
I contratti forward nascono per dare garanzie agli agricoltori statunitensi: la volatilità del prezzo delle derrate alimentari, soprattutto quelle agricole, è sempre stato un grandissimo problema.
Gli agricoltori, da quando le merci hanno cominciato ad essere trattate dalle principali borse degli USA, si sono trovati davanti a due tipi di possibilità:
- vendere on the spot, ovvero al momento, secondo il prezzo di mercato
- vendere con un contratto a termine, che si tratti di future o forward, riuscendo dunque a bloccare un determinato prezzo per il futuro.
Ovviamente i contratti forward (e i derivati a termine più in generale) non sono più utilizzati soltanto per permettere ai produttori di proteggersi dalle variazioni del prezzo, ma anche agli investitori per speculare e a chi ha portafogli di investimento particolarmente variegati, di andare a proteggersi dal rischio di alcuni titoli.
Oggi dunque i forward vengono utilizzati per:
- hedging: ovvero per andare a ridurre il rischio collegato ad alcune attività, che siano produttive o di investimento. Fanno ampio ricorso ai forward e più in generale ai derivati ad esempio i fondi hedge strutturati, che tramite questo strumento riescono a distribuire il rischio a seconda delle necessità
- speculazione: c’è chi ovviamente vuole scommettere al rialzo o al ribasso sul prezzo di una determinata merce o di un asset finanziario e può utilizzare i contratti forward in long (ovvero comprando ad un determinato prezzo) oppure in short (scommettendo sull’eventuale ribasso e dunque vendendo ad un determinato prezzo alla scadenza)
Ad ogni modo, a noi che interessa investire, possono risultare utili entrambe le possibilità offerte da questo tipo di contratti, dato che potremmo avere bisogno di un derivato a termine sia per proteggere altri investimenti da eventuali rischi, sia invece per speculare sul prezzo di un determinato sottostante.
I Forward non sono contratti standardizzati
Il problema principale che riguarda i contratti forward è il fatto che non si tratta di contratti standardizzati, al contrario dei futures.
Questo vuol dire che non esiste un contratto standard ad esempio per quanto riguarda i forward sul petrolio e che all’interno di ogni contratto di questo tipo possono essere imposte condizioni e clausole diverse. Questo rende particolarmente difficile svolgere due tipi di operazioni che invece sono tipico dei futures:
- rivendere a soggetti terzi il contratto, nel caso in cui volessimo ad esempio chiudere la nostra posizione anticipatamente;
- trattare il nostro titolo nei mercati regolamentati, dove intervengono migliaia di investitori per la compravendita quotidiana di questo tipo di titoli;
Allo stesso tempo l’assenza di standardizzazione rende impossibile operare, come nel caso dei futures, attraverso la clearing house, ovvero andando chiudere con le margin call ad ogni chiusura dei mercati, mantenendo la posizione aperta e saldata giorno per giorno, garantendo che nessuna delle due parti si renda insolvente.
Alcuni broker si comportano da clearing house, anche se pure in quel caso il rischio è collegato alla solidità del broker stesso: per intenderci nulla ci può garantire che la società che si comporta da clearing house finisca poi per diventare insolvente.
I forward sono molto più rischiosi dei futures
I contratti forward sono dunque molto più rischiosi dei futures, in quanto rispetto ai rischi comunque generalmente associati con questi strumenti, esiste anche la possibilità che una delle due parti venga meno all’accordo preso (pensiamo al caso tipico di un fallimento, oppure anche dell’impossibilità momentanea di far fronte ai propri debiti).
Si tratta dunque di qualcosa di estremamente rischioso, soprattutto quando si va ad interagire con soggetti di medie e piccole dimensioni, che non possono offrire garanzie di alcun tipo per quanto riguarda la loro solidità presente e futura.
Quando c’è un soggetto terzo il rischio dell’insolvenza può essere almeno parzialmente mitigato dalle chiusure a margine, anche se questo si tratta comunque di un caso relativamente raro per i forward e per il mercato OTC in generale.
I rischi che sono invece comuni con i futures
I contratti forward condividono inoltre dei rischi che sono tipici dei contratti a scadenza che non presentano opzione, ovvero la possibilità di recedere dal contratto anticipatamente e senza procedere all’acquisto o alla vendita:
- le oscillazioni di prezzo del sottostante possono essere decisamente importanti, soprattutto quando siamo in presenza di merci o asset particolarmente volatili (pensiamo al petrolio), oppure quando il termine applicato al contratto è molto lungo.
- inflazione e tasso di interesse dell’area di riferimento possono inoltre essere più alti di quanto si andrà poi effettivamente a guadagnare per tramite del contratto, rendendo il nostro contratto forward soltanto all’apparenza remunerativo.
Si tratta dunque di strumenti che sono rischiosi in relazione principalmente al tipo di sottostante che è incorporato nella negoziazione e che dovrà essere consegnato alla scadenza.
Un mercato a somma zero
Ultima ma non meno importante caratteristica dei Forward è che sono, ancora una volta, titoli che generano un mercato a somma zero. Laddove per intenderci c’è un guadagno di un operatore deve necessariamente corrispondere la perdita per un altro operatore. Non sono mercati dunque che possono basare il valore dei titoli scambiati su asset esterni: il
Perché si continuano ad utilizzare i forward allora?
All’investitore alle prime armi il contratto forward potrà dunque apparire quasi inutile, dato che è stato rimpiazzato nelle sue funzioni dal contratto future, che tra le altre cose è standardizzato e dunque non ha bisogno neanche di essere scambiato, in modo molto più rischioso, sui mercati OTC.
Proprio la non standardizzazione del contratto forward continua a rendere lo stesso strumento uno dei più utilizzati dai grandi player del mondo della finanza, come grandi banche di investimento, governi, broker e fondi hedge, nonché in generale chiunque abbia interessi economici di portata e complessità tale da necessitare la strutturazione del rischio secondo modalità che possono cambiare anche molto rapidamente.
La possibilità incorporata nel contratto Forward di aggiungere clausole, modalità di rientro e altri tipi di opzioni rende questo strumento particolarmente attraente per quesi soggetti che hanno appunto posizioni complesse da strutturare e regolare.
Quanto vale un Forward nel corso della sua vita?
Calcolare il valore di un forward in ogni momento della sua vita è particolarmente facile. Basta infatti procedere sottraendo il valore del sottostante attuale al valore che invece è indicato sul contratto, moltiplicandolo per la quantità:
- Prezzo indicato sul contratto – prezzo attuale x quantità
Ovvero facendo un esempio pratico immaginiamo di avere un forward che indichi l’obbligo di acquisto di 1000 azioni FIAT a 2,00 € il prossimo 31/12/17.
Immaginiamo che nel momento in cui vogliamo controllare il valore del contratto il titolo fiat valga 2,15 €. Dovremo dunque procedere con:
- 2,15 – 2,00 = 0,15 x 1000 = 150 euro
Il nostro contratto in questo caso varrebbe 150 euro. Il calcolo sopra è valido per chi delle due parti ovviamente abbia la posizione long, ovvero quella di acquisto. Per la posizione short bisogna semplicemente invertire il segno del risultato dell’equazione di cui sopra, e dunque in questo caso specifico – 150 euro.
Come si può guadagnare con i Forward?
Si può guadagnare con i forward con due tipi di posizione:
- c’è la posizione long, ovvero la posizione di chi si impegna all’acquisto del sottostante alla scadenza. In questo caso si guadagnerà nel caso in cui il prezzo del sottostante alla scadenza sia superiore al prezzo indicato nel contratto
- c’è la posizione short, ovvero la posizione di chi si impegna a vendere il sottostante ad un determinato prezzo alla scadenza. In questo caso potremo guadagnare nel caso in cui il valore del sottostante sia più basso alla scadenza rispetto a quello riportato dal contratto
La consegna non deve necessariamente avvenire
Inoltre è bene ricordare in questo frangente che la consegna del sottostante avviene, come nel caso del future, molto raramente. Seppur si tratti infatti di un prodotto che viene scambiato sui mercati OTC, spesso i broker coinvolti si comportano da clearance house e dunque liquidano le posizioni giorno per giorno, riducendo il rischio che una delle controparti si renda insolvente.
Anche nel caso in cui comunque non ci sia nessun broker ad agire come clearance house, molto difficilmente si arriva alla consegna del bene o dell’asset finanziario che fa da sottostante. Sarebbe infatti estremamente poco pratico e conviene sempre o comunque quasi sempre andare a scambiarsi soltanto la differenza tra il prezzo del sottostante alla scadenza e quello indicato dal contratto.
Per chi sono pensati i forward?
Nonostante molti broker dei mercati OTC provino spesso a proporre questo tipo di strumenti a piccoli e medi risparmiatori, i contratti forward sono strumenti che sono destinati a chi si trova in posizioni strutturate e complesse e ha dunque bisogno di contratti per fare hedging che abbiano delle particolari caratteristiche.
Sono in pochi coloro i quali fanno speculazione e/o investimento ricorrendo al forward, che è un contratto che presenta delle peculiarità di rischio sicuramente difficili da interpretare per un piccolo investitore e che non offre, sotto il profilo dei possibili guadagni, vantaggi rispetto al future.
Il contratto forward è dunque diventato sempre di più, negli anni, un contratto destinato alla gestione di posizioni di hedging complesse e sempre meno uno strumento che invece è adatto a chi, come magari me e te, è solo alla ricerca di strumenti finanziari di investimento o di speculazione.
Anche chi vuole, per intenderci, orientarsi verso strumenti di rischio elevati allo scopo di portare a casa potenziali guadagni più elevati, farebbe bene a rivolgere le proprie attenzioni altrove, soprattutto se non ha bisogno di un contratto che sia tarato su specifiche esigenze.
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