Avere una rendita aggiuntiva quando andrai in pensione non è l’unico motivo per aderire ad un fondo pensione complementare.
Ci sono, infatti, altri motivi per cui molte persone scelgono di investire parte dei loro risparmi in forme pensionistiche complementari, primo fra tutti il fatto che la tassazione previdenza complementare risulta molto più vantaggiosa rispetto ad altri tipi di risparmio.
Scopri allora di seguito tutto quello che c’è da sapere sulla previdenza complementare.
Previdenza complementare: come funziona
Se ancora non sai come funziona un fondo di previdenza complementare, la prima cosa da dire è che si tratta comunque di una forma di risparmio e/o investimento: il denaro che versi attraverso tutto il periodo di adesione viene, infatti, investito dall’intermediario in titoli, azioni e obbligazioni.
Trattandosi dunque di investimento entro il mercato finanziario, un minimo di rischio di perdere il denaro versato c’è, vista anche l’instabilità della borsa.
Tuttavia bisogna dire che la maggior parte dei fondi pensione complementare sono oggi a capitale garantito, garantiscono cioè almeno la restituzione dei contributi versati al netto delle spese.
A differenza però di altre forme di investimento, il capitale cumulato, rappresentato dalla somma dei contributi versati più gli interessi maturati tramite l’investimento (laddove l’investimento non sia negativo), è restituito non quando lo decidi tu, ma nel momento in cui andrai in pensione.
Quindi di fatto non potrai beneficiare dei tuoi risparmi fino a che non raggiungerai l’età pensionabile stabilita dal legislatore per ciascuna categoria di lavoratori.
Allo stato attuale, ad esempio, per andare in pensione nel settore privato occorre aver maturato almeno 20 anni di contributi e avere un’età minima per il pensionamento di 66 anni e 7 mesi (65 anni e 7 mesi per le donne).
La restituzione del capitale accumulato può avvenire sia tramite una rendita mensile sia sotto forma di unico capitale, decisione che spetta esclusivamente all’intestatario.
Anche la gestione dei versamenti è di solito del tutto flessibile e a discrezione di chi sottoscrive il piano di pensione complementare, tranne nel caso dei fondi collettivi di categoria, perché in questo caso una parte del contributo viene versato dal datore di lavoro per conto del lavoratore dipendente.
È tuttavia fuorviante dire che la previdenza complementare riguardi solo la categoria dei lavoratori, perché di fatto esistono anche fondi riservati a categorie di non lavoratori (le casalinghe ad esempio).
Inoltre, se si tratta di un pip, o piano individuale pensionistico, attivabile presso un’assicurazione privata, di fatto la partecipazione non è preclusa a chi non percepisce un reddito da lavoro purché in grado di effettuare i versamenti mensili necessari al completamento del proprio piano.
Previdenza complementare: cosa significa
Previdenza complementare significa quindi attivare una qualche forma di risparmio mensile che permetta di avere, nel momento in cui raggiungerai l’età pensionabile prevista dalla legislazione vigente, una rendita aggiuntiva rispetto a quella offerta dal sistema pensionistico pubblico al fine di mantenere inalterato il tuo stile di vita.
Se ti chiedi perché aderire ad una forma pensionistica complementare piuttosto che attivare una polizza o una qualche altra forma di investimento la risposta è semplice: la previdenza complementare gode di una tassazione agevolata.
Scopri dunque cosa dice lo Stato Italiano in fatto di previdenza complementare deducibilità.
Come detrarre la pensione complementare
Secondo quanto stabilito dalla normativa sulla previdenza complementare, tutti i versamenti che confluiscono in un fondo pensione o in un pip possono essere dedotti fino ad un ammontare massimo annuo di 5.164,57 €.
Questo significa che i contributi versati in un anno in una forma pensionistica complementare possono essere portati in deduzione dal reddito dichiarato ai fini IRPEF nell’anno successivo, facendo così diminuire lo scaglione di reddito di appartenenza e le relative aliquote, con conseguenti minori imposte da pagare.
Ecco un prospetto delle aliquote applicabili a seconda del proprio reddito imponibile:
Fino a 15.000 €, aliquota applicabile 23%;
- Da 15.001 € a 28.000 €, 27%;
- Da 28.001 € a 55.000 €, 38%;
- Da 55.001 € a 75.000 €, 41%;
- Oltre 75.000 €, 43%.
Versare dunque i propri risparmi in previdenza complementare permette quindi di pagare meno tasse: se poi i contributi versati dovessero eccedere i 5.164,57 € annui, pur non potendo essere dedotti, potrai comunque godere dell’esenzione fiscale della pensione integrativa in fase di erogazione per la sola parte formata dai contributi non dedotti perché versati in eccedenza al limite annuale.
È bene infine sapere che la deducibilità della pensione complementare si applica anche per i contributi versati per i soggetti fiscalmente a carico (100% o 50%): ad esempio, qualora un padre effettuasse versamenti in un fondo pensione a favore di un figlio, i contributi versati anche in questo caso saranno deducibili l’anno successivo dal reddito IRPEF dichiarato dal genitore.
Previdenza complementare quando conviene
Se dunque ti stai chiedendo se aderire alla previdenza complementare conviene oppure no, è chiaro che non esiste una risposta valida per tutti.
Pur in presenza di una tassazione agevolata, aderire ad un fondo pensione o ad un pip potrebbe non essere la scelta giusta se non hai un reddito costante e se pensi di aver bisogno di liquidità, in quanto il tuo investimento, tranne in alcuni casi previsti dalla legge (ad esempio, per sostenere spese mediche per problemi di salute o interventi a carico tuo o di un tuo familiare oppure per acquisto e/o ristrutturazione prima casa), non potrà essere sbloccato fino al momento in cui andrai in pensione.
Tuttavia, per un lavoratore dipendente che ha un reddito certo e stabile nel tempo, aderire ad una qualche forma di previdenza complementare rappresenta di sicuro una valida soluzione per fare fronte al gap di reddito cui molto probabilmente andrai incontro nel momento in cui smetterai di lavorare e inizierai a percepire la pensione.
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