investire in Azioni

Le azioni, nonostante gli alti e bassi degli ultimi periodi, continuano ad essere una delle destinazioni preferite per risparmiatori, investitori e speculatori.

Si può operare su diverse piazze e anche gli investitori italiani, un tempo orientati principalmente verso Piazza Affari, si muovono oggi sulle principali piazze mondiali.

Nella guida di oggi cercheremo di capire insieme, che cosa sono le azioni e cos’è il mercato azionario, quali possibilità riserva agli investitori e ai risparmiatori, cosa c’è da sapere per andare ad effettuare investimenti proficui e fruttuosi, come interpretare il mercato.

Non si tratta di un mercato semplice e sicuramente, al contrario ad esempio di quanto avviene con i conti deposito o con le obbligazioni, non si può depositare il denaro e magari scordarsi dell’investimento fino a maturazione. Il mercato azionario richiede investitori attivi e interessati, pronti a cogliere quelle che sono le opportunità che un mercato tanto dinamico ci mette davanti ogni giorno.

Scopriamo subito assieme cosa sono le azioni e quali sono le opzioni migliori per investire nel mercato azionario.

Cosa sono le azioni

Prima di poterci muovere con disinvoltura sul mercato azionario dovremo cercare di capire bene cos’è la sua unità fondamentale, ovvero l’azione stessa.

L’azione è un titolo che rappresenta la proprietà di una quota di un’azienda, che si è organizzata in società per azioni.

Possedere anche soltanto un’azione di un’azienda S.p.A. vuol dire essere proprietari di una parte di quell’organizzazione (per quanto una sola azione possa mettere nelle nostre mani una parte infinitesima dell’azienda stessa).

Chi possiede azioni si dice azionista e l’insieme delle azioni invece è da considerarsi capitale azionario. Sono definizioni che possono sembrare banali, ma servono per capire quello che dovremo vedere più avanti.

Le azioni, che tecnicamente starebbero a significare soltanto la proprietà di una porzione di una società, con l’apertura delle borse si sono però trasformate in autentici strumenti di investimento e oggi, tutti i giorni e in ogni angolo del mondo con un’economia anche soltanto parzialmente sviluppata, vengono scambiate in enormi quantità tra gli investitori.

L’azione ha forse perso un po’ quello che è il suo significato più autentico, dato che la sua vocazione a strumento di investimento è diventata assolutamente preponderante.

Come si investe con le azioni?

Le azioni possono essere un investimento vantaggioso nel caso in cui il prezzo delle stesse vada a salire nel futuro, rispetto al momento in cui le abbiamo acquistate. L’obiettivo di chiunque si occupi di azioni e ne abbia acquistate per inserirle nel proprio portafoglio è proprio questo: aspettare che il valore dell’azienda salga e con esso anche il prezzo di scambio delle azioni sulle piazze.

Vendendo, dunque, si porterebbe a casa quella che possiamo definire come plusvalenza, ovvero il guadagno che è calcolabile semplicemente come differenza tra il prezzo di vendita e quello che era stato per noi il prezzo di acquisto.

Gli investimenti nel mercato azionario non sono però tutti di lunghissimo periodo e non tutti hanno intenzione di aspettare che delle determinate azioni salgano molto di valore.

È diventato infatti sempre più popolare l’intraday, ovvero (in una curiosissima combinazione di latino e inglese) quegli scambi che avvengono all’interno della stessa giornata e magari più volte al giorno.

Gli investitori che operano in questa maniera provano a guadagnare non dai rialzi sostanziosi e sostanziali, ma piuttosto dai minimi movimenti verso l’alto del prezzo di determinate azioni. Si tratta di un modus operandi che più volte è stato accusato da stampa e governi di essere speculazione pura in grado inoltre di causare diversi problemi al corretto funzionamento delle borse.

In realtà il grosso degli scambi che avvengono oggi su base quotidiana sono proprio riconducibili alle attività intraday. Sull’attività intraday incide molto meno l’analisi dei fondamentali: si tratta infatti di variazioni spesso minime che seguono logiche molto diverse rispetto a quelle seguite dal prezzo delle azioni sul lungo periodo.

Ad ogni modo, l’ideale per chi vuole guadagnare con le azioni sarebbe di creare un portafoglio vario il più possibile (di questo parleremo poco più avanti), con un mix di posizioni a breve termine e a lungo termine.

Dato che il mercato azionario infatti può essere particolarmente volatile, soprattutto se diviso per settore, sarà necessario per l’investitore che vuole normalizzarne sia le possibili plusvalenze sia le possibili perdite, differenziare il proprio investimento, ricordandosi di quel vecchio adagio che ci invita a non mettere tutte le nostre uova nello stesso paniere.

Panoramica delle tipologie di azioni

Nel nostro ordinamento esistono diversi tipi di azioni, abbinati alle quali troviamo diversi tipi di diritti:

  • le azioni ordinarie: sono il tipo più comune e con il quale ci troveremo ad incontrarci più di frequente. Garantiscono accesso ai dividendi nonché diritto di voto in assemblea, ovviamente tarato secondo la quantità di azioni detenute
  • le azioni senza diritto di voto: la loro creazione è prevista, a discrezione del consiglio di amministrazione, da parte del nostro codice. Non possono mai superare la metà del capitale sociale
  • le azioni a voto plurimo: si tratta di una nuova categoria di azioni che è stata introdotta nel 2014. Si tratta di azioni che, in determinate circostanze possono incorporare fino a 3 voti, invece di uno soltanto
  • le azioni ai prestatori di lavoro: si tratta della versione italiana delle stock options, ovvero delle azioni che vengono distribuite tra i dipendenti della società pur senza che ci sia alcun tipo di acquisto da parte di questi ultimi. Si tratta di un sistema al quale in Italia però si è fatto ricorso sempre raramente e che non costituiscono comunque interesse per chi voglia investire nel mercato azionario
  • le azioni di risparmio: si tratta di azioni che possono essere emesse soltanto dalle società che sono quotate in mercati regolamentati. Si tratta di azioni che non hanno diritto di voto ma che al tempo stesso hanno diritto a dividendi che sono maggiori rispetto a quelli che invece toccano ai possessori di azioni ordinarie

Focus sulle azioni Ordinarie

Le azioni ordinarie sono lo standard per quanto riguarda il mercato azionario e l’organizzazione delle SPA. Si tratta di azioni che incorporano i diritti più tipici della partecipazione degli investitori ad una compagnia o azienda.

L’azione ordinaria è l’unità minima delle quote di un’azienda e incorpora:

  • lo status di socio dell’azienda
  • il diritto a partecipare delle remunerazioni eventuali (i dividendi), la cui distribuzione è legata alla realizzazione di utili o comunque alle decisioni dell’assemblea dei soci
  • il diritto ad essere partecipi del riparto del capitale, nel caso in cui l’azienda che ha emesso le azioni venga liquidata: si tratta del caso della cessazione delle operazioni di un’azienda, che vede il capitale rimasto, al netto delle spettanze dei creditori, ripartito appunto in misura proporzionale al numero di azioni possedute a tutti i soci dell’azienda
  • il diritto a partecipare all’assemblea di soci, partecipando con un voto per ogni azione detenuta
  • il diritto all’acquisto di azioni di nuova emissione, al fine di conservare la stessa percentuale di capitale societario

Il detentore delle azioni ordinarie ha anche diritto all’accesso ad alcune informazioni riservate ai soci come:

  • prendere visione di tutti i libri sociali, dei progetti di bilancio e delle relazioni degli amministratori, durante tutti e 15 i giorni che precedono l’assemblea
  • agire e denunciare al collegio sindacale o al tribunale in presenza di comportamenti pericolosi per la salute dell’azienda oppure di reati

Il grosso dei diritti sopraelencati difficilmente interessa il piccolo risparmiatore, che in genere, pur se consorziato con altri piccoli azionisti, è destinato a subire le decisioni degli azionisti di maggioranza.

Ad essere particolarmente interessanti per gli investitori sono però i dividendi e la possibilità di acquistare azioni di nuova emissione.

Il dividendo: uno dei possibili guadagni generati dall’investimento in Borsa

Sebbene il grosso delle discussioni si concentrino in genere sulla ricchezza che possiamo generare per noi stessi comprando e vendendo al prezzo giusto, in realtà è il dividendo ad essere la prospettiva più interessante, soprattutto per chi si comporterà da cassettista, ovvero da investitore destinato a mantenere le azioni per lunghi periodi di tempo.

Il dividendo altro non è che una somma che viene distribuita, proporzionalmente al numero di azioni possedute, ai soci. Può essere di due tipi:

  • ordinario: ovvero quel dividendo che viene distribuito a scadenze regolari, secondo quanto previsto dallo statuto
  • straordinario: ovvero quel dividendo che in concomitanza di trimestrali particolarmente positive o in altri tipi di circostanze comunque favorevoli per l’azienda, viene distribuito tra i detentori delle azioni

Ad ogni modo non c’è nulla che imponga all’azienda di prevedere una distribuzione degli utili e quindi, nel caso in cui ti interessassero azioni che siano periodicamente in grado di pagare dividendi, ti toccherà controllare quanto previsto dallo statuto. Tipicamente la frequenza e l’ammontare del dividendo viene allegato alle informazioni sull’azione specifica su tutti i siti che si occupano di quotazioni azionarie.

Non è detto inoltre che un’azienda che distribuisca regolarmente corposi dividendi sia il migliore investimento possibile.

I mercati sono in grado di scontare infatti il valore del dividendo sul prezzo dell’azione stessa e nel caso in cui l’azienda non abbia profitti e crescita che giustifichino la distribuzione, sarà il valore dell’azione a fare da contraltare agli utili distribuiti, con il prezzo della stessa che non potrà che scendere.

Focus sulle azioni Privilegiate

Le azioni privilegiate sono invece decisamente più complesse, in quanto all’interno di questa specifica categoria finiscono azioni molto diverse tra loro, che hanno in comune il fatto di non essere azioni ordinarie e quindi di avere diversi diritti (in genere superiori in numero e qualità) da quelli che vengono invece incorporati nell’azione ordinaria.

Spesso le azioni privilegiate vengono conferite con maggiori diritti patrimoniali: è il caso delle privilegiate che danno diritto a quote di utili maggiori, oppure di privilegiate che rendono il possessore un creditore privilegiato nel caso del recupero di dividendi non distribuiti a causa di mancanza di utili.

Le azioni privilegiate sono diventate estremamente popolari negli ultimi anni, in quanto sono uno strumento al quale in genere si affiancano delle limitazioni sulle capacità di voto del detentore.

Il caso tipico dell’emissione di azioni privilegiate riguarda la situazione in cui l’azienda ha necessità di reperire liquidità sul mercato pur non volendo cedere il controllo dell’azienda.

Si tratta di azioni che vengono trattate sui mercati secondari molto più raramente e con volumi che sono nettamente inferiori a quelli delle azioni ordinarie.

Esiste un limite in capo all’azienda che le emette: non possono essere infatti immesse sul mercato azioni privilegiate in misura superiore alla metà del capitale sociale.

Per l’investitore tipo, le azioni privilegiate sono sicuramente meno interessanti delle azioni ordinarie.

Focus sulle azioni di Risparmio

Le azioni di risparmio sono in realtà un sottogruppo delle azioni privilegiate. Si tratta infatti di azioni che non incorporano il diritto di voto e sono state pensate per attirare i capitali dei piccoli risparmiatori, che pur non avendo alcun tipo di interesse nelle vicende della gestione societaria, vogliono comunque partecipare agli utili.

A fare da contraltare all’assenza del diritto di voto troviamo in genere diritti patrimoniali più sostanziosi. Le azioni di risparmio possono garantire una maggiore redditività dei dividendi e quindi la possibilità di ricevere pagamenti periodici o meno più sostanziosi.

Le azioni di risparmio sono però, ancora una volta, molto diverse dalle obbligazioni. Il pagamento che viene erogato tramite la formula del dividendo non è infatti obbligatorio per le aziende, che in assemblea e in sede di approvazione del bilancio potrebbero anche decidere di interrompere l’erogazione degli stessi.

Questo per dire che, anche se le azioni di risparmio sono state concepite principalmente per i risparmiatori con bassa propensione al rischio, queste continuano ad incorporare due tipi di rischi tipicamente associati con il mercato azionario:

  • il loro valore fluttua e lo fa in conseguenza delle potenzialità commerciali dell’azienda e delle politiche di distribuzione dei dividendi, che, ricordiamo, possono essere cambiate in corsa
  • la distribuzione dei dividendi non è garantita, nel senso che sia nel caso in cui l’azienda non abbia utili da distribuire sia nel caso di cambiamenti allo statuto, il dividendo potrebbe sparire dall’orizzonte

Un discorso dunque molto diverso da quello delle obbligazioni, che sono invece degli strumenti finanziari che garantiscono, in corsa o alla scadenza, la riscossione degli interessi.

L’azione di risparmio non è assolutamente un prestito nei confronti di chi la emette, ma pur sempre una partecipazione in qualità di socio, seppure senza i diritti di voto tipicamente inclusi nelle azioni invece ordinarie.

Modalità di acquisto delle azioni

Il mondo della finanza è diventato estremamente più complesso e automatizzato negli ultimi anni ed operazioni semplici come l’acquisto e la vendita di azioni sono diventate estremamente semplici.

Per acquistare azioni il modo più semplice è quello di aprire un deposito titoli presso il vostro istituto bancario. Si tratta di un particolare conto all’interno del quale potranno essere depositate non solo le azioni, ma anche gli altri titoli di tipo finanziario.

Praticamente tutte le banche che operano sul nostro territorio offrono oggi la possibilità di acquistare e vendere azioni. Si può procedere sia allo sportello, sia, ipotesi decisamente più interessante per chi vuole operare in relativa autonomia, da casa via internet.

Il numero di operazioni allo sportello di questo tipo sta ormai rapidamente avvicinandosi allo zero e il trading online è il metodo principale sia per i piccoli investitori, sia per gli speculatori che invece hanno a disposizione somme sicuramente più interessanti.

Operare dall’Italia non vuol dire inoltre acquistare e vendere azioni disponibili soltanto a Piazza Affari, la borsa valori del nostro paese. Ormai tutti i conti permettono di operare non solo sui mercati europei, ma anche sulle principali piazze straniere, come Cina, Australia, Giappone, Brasile, Turchia, Thailandia e chi più ne ha più ne metta.

Spesso per comodità, per pigrizia o comunque per la facilità intrinseca nel seguire le notizie sulle aziende di casa, Piazza Affari continua ad essere lo sbocco principale per i capitali italiani, per piccoli o grandi che siano.

Nulla però ti vieta, nel caso tu abbia interesse in aziende che sono fuori dal territorio nazionale, di acquistare azioni sempre tramite il tuo conto in banca in Italia.

La banca applica delle commissioni sull’acquisto e sulla vendita. Si può trattare di commissioni fisse per operazione, oppure di commissioni a percentuale sulla quantità di azioni vendute, o in ultima istanza anche una combinazione delle due. La scelta della piattaforma per fare trading da casa (o dall’ufficio) deve tenere dunque conto principalmente di questo aspetto:

  • i cassettisti, ovvero coloro i quali sono interessanti a mantenere azioni per lunghi periodi, non devono preoccuparsi eccessivamente delle commissioni. Si tratterà infatti di somme minime che interesseranno le scarse operazioni di acquisto o vendita che andremo ad effettuare
  • gli speculatori sull’intraday, ovvero chi sta pensando di compiere diverse operazioni al giorno giocando sulle variazioni anche minime di prezzo dell’azione, dovrebbero fare molta più attenzione alle commissioni praticate, dato che le operazioni avverranno più volte al giorno. In questo particolare (ma piuttosto comune) caso, le commissioni potrebbero annullare grossa parte dei guadagni conseguiti nonché aumentare le perdite

Chi non volesse affidarsi alle banche, può sempre cercare un servizio di broking online: sono ormai moltissimi gli operatori che offrono piattaforme per l’acquisto di azioni a costi estremamente bassi. In questo caso però si dovrà fare qualche controllo prima di versare i propri capitali:

  • è necessario essere sicuri dell’affidabilità dell’operatore al quale ci stiamo per rivolgere
  • è necessario garantirsi sotto il profilo patrimoniale e controllare anche la solidità dell’azienda alla quale ci stiamo rivolgendo per comprare azioni
  • inoltre è anche necessario controllare che il broker che abbiamo scelto sia iscritto al registro degli operatori finanziari autorizzati ad operare in Italia

L’alternativa offerta dai broker è sicuramente più interessante per chi andrà a compiere un enorme numero di operazioni al giorno. Le commissioni infatti si fanno molto più basse e la cosa rende più conveniente operare in intraday.

Occhio alle commistioni con altri titoli

I broker e le banche offrono conti deposito che non permettono soltanto di comprare azioni, ma anche di accedere ad altri mercati finanziari, alcuni dei quali sicuramente più complessi di quelli azionari.

Con diverse promozioni potremmo essere indirizzati dal nostro broker a operare in campi minati come quello del Forex. Chi vuole programmare investimenti esclusivamente nel settore azionario farebbe bene ad ignorare completamente sia le offerte della banca (con la promessa di ritorni più interessanti) sia quelle del nostro broker, che possono essere particolarmente subdole.

Non che gli altri mercati siano intrinsecamente meno sicuri di quello azionario. Piuttosto quello che dovremmo erigere a nostro faro economico è la conoscenza che siamo sicuri di avere acquisito: operare su mercati che non si conoscono è la ricetta perfetta per rimetterci osso del collo e capitale.

Avere a disposizione altri strumenti, soprattutto se ad alto rischio, può essere inoltre pericoloso in fase di tilt, ovvero quando in seguito a perdite anche sostanziose, in modo irrazionale cerchiamo di recuperare i capitali con investimenti ancora più rischiosi.

E’ il momento in cui statisticamente moltissimi si rivolgono a strumenti derivati o comunque con sottostanti estremamente volatili; strumenti che, senza averne contezza piena, sono forse quanto di più deleterio c’è in circolazione per il nostro capitale.

Esempio di andamento di titoli azionari maggiormente noti

L’andamento delle azioni può essere estremamente difficile da prevedere in quanto sono diverse le variabili che possono condizionare l’andamento di un’azienda o la percezione che il mercato ha della stessa.

Tipicamente ci sono due categorie di fattori alle quali dovremmo prestare la nostra massima attenzione:

  • le congiunture che riguardano la categoria di appartenenza dell’azienda: talvolta le notizie possono essere positive o negative per un intero settore; pensiamo a quello bancario, o a quello energetico nel caso in cui salgano i prezzi al dettaglio o quelli dei combustibili
  • le congiunture e le notizie che riguardano particolarmente l’azienda di cui analizziamo le azioni: si può trattare di nuovi contratti o della perdita di vecchi, si può trattare di dati di vendita positivi o meno positivi e al tempo stesso si può trattare di altri tipi di vicissitudini che interessano il presente e il futuro dell’azienda.

Ad ogni modo, prima di analizzare settore per settore i principali andamenti del mercato azionario è il caso di ricordare che il prezzo attuale di un’azione è una combinazione dello stato attuale dell’impresa e, in una certa misura, di quello che il mercato crede avverrà in futuro.

Si tratta di una linea piuttosto sottile, sopra la quale è spesso difficile trovare un giusto equilibrio: dopotutto le aspettative sul futuro di una determinata società possono variare grandemente dall’oggi al domani.

Le quotazioni delle maggiori imprese italiane

Le quotazioni delle maggiori aziende italiane si muovono seguendo il canovaccio che abbiamo descritto poco sopra:

  • per i gruppi bancari come ad esempio le quotazioni di UBI, Unicredit, Carige, Banco Popolare a condizionare il valore delle azioni è condizionato grandemente sia dallo stato di salute del sistema bancario in generale, sia dalla solidità dell’istituto. In aggiunta, soprattutto negli ultimi tempi, ad essere fattore principale per il movimento delle azioni dei gruppi bancari è anche la particolarissima situazione che stanno vivendo tutti gli operatori del settore. Le banche sono in sofferenza e difficoltà ormai da diversi anni e sono in molti ad aspettarsi una resa dei conti a breve, con le azioni dei principali gruppi, anche italiani, che stanno vivendo momenti di volatilità altissima
  • per i gruppi energetici, come potrebbe essere il caso invece delle quotazioni Enel o Eni, ad influenzare il prezzo delle azioni non sono soltanto gli utili, i contratti, la scoperta dei giacimenti, ma anche l’andamento del settore energetico nel suo complesso, che è molto legato ai prezzi del petrolio e del gas e alle politiche dei paesi produttori ed estrattori
  • per quanto riguarda invece le aziende “produttive”, ovvero quelle che vivono realizzando prodotti o offrendo servizi, a fare la grande differenza sono i contratti vecchi e nuovi, nonché gli utili. Anche in questo caso il settore di appartenenza gioca un ruolo fondamentale, così come gioca un ruolo altrettanto fondamentale le aspettative che il mercato nutre sul futuro del medesimo comparto
  • per le aziende che invece vivono di appalti (possiamo pensare alle quotazioni Saipem o Finmeccanica, per citarne due) è in genere l’aggiudicazione di nuovi contratti a muovere i prezzi. I titoli in genere tirano molto subito dopo la diffusione della notizia di un nuovo contratto o di un nuovo appalto.

Principali strategie di investimento

Investire in modo profittevole sulle azioni è il risultato possibile di diversi approcci e di diverse strategie. Tipicamente a comporre una strategia troviamo:

  • la durata della posizione: acquistiamo per tenere i titoli a lungo oppure per sfruttare la possibilità di eventi che potrebbero verificarsi sul breve periodo?
  • la tipologia di azioni che ci siamo portati a casa, ovvero se azioni ordinarie o di risparmio
  • la differenziazione del nostro portafoglio

Parleremo di ognuno di questi fattori separatamente, per cercare di disegnare la strategia non solo più proficua per noi, ma piuttosto adatta sia all’andamento del mercato che alle nostre aspettative.

La durata dell’investimento

Nulla vieta di cambiare in corsa e di liberarsi di azioni che avevamo acquisto allo scopo di mantenerle per periodi lunghi o medio lunghi. Tuttavia una strategia di successo prevede l’attenta pianificazione in principio del tipo di posizione che andiamo ad aprire.

Ci sarà bisogno di valutare la durata dell’investimento in un orizzonte temporale che permetta all’azienda di esprimersi: le grandi aziende (pensiamo a Fiat, Enel, Finmeccanica) tendono ad essere apprezzate dai cassettisti in quanto permettono di avere ritorni calibrati e quasi certi e soprattutto di rivalutare capitali sul lungo periodo.

Diversamente altre aziende potrebbero vivere un momento di successo estemporaneo, terminato il quale si potrebbe decidere di cedere le azioni e investire il proprio denaro altrove.

La tipologia di azioni

C’è una grandissima differenza tra le azioni ordinarie e quelle di risparmio. Se siamo disposti a perdere i diritti amministrativi e di voto (che comunque spesso sono completamente ininfluenti soprattutto per i piccolissimi azionisti), quelle al risparmio sono sicuramente un’opzione migliore.

Con un’avvertenza però: anche le azioni di risparmio sono soggette ad oscillazioni di valore e nulla ci garantisce una maggiore stabilità sia nel breve che nel lungo periodo.

La differenziazione del portafoglio

Come abbiamo detto poco sopra, nessun bravo investitore mette tutte le uova nello stesso paniere e questo vale in maggior misura per il mercato azionario, dove spesso dei particolari comparti potrebbero farci recuperare le perdite che stiamo subendo in altri.

L’ideale sarebbe strutturare un portafoglio dove non solo abbiamo affidato i nostri capitali ad aziende diverse, ma anche a comparti diversi, nel senso di provare a organizzare il capitale ripartendolo in:

  • settore finanziario e bancario
  • settore industriale pesante
  • settore dei servizi alle imprese
  • settore delle aziende che lavorano su grandi appalti
  • settore delle automotive
  • settore alimentare

Si tratta di comparti che spesso hanno, a prescindere dalle aziende che li occupano, andamenti relativamente autonomi. Scegliere almeno tre aziende in tre diversi comparti è un buon principio di differenziazione e uno dei modi per attutire quella che è la potenziale volatilità dei titoli azionari.

Cosa vuol dire scalping e come possiamo investire con questo metodo

Quando parliamo di scalping ci riferiamo a quello che è un trading che non prende a riferimento periodi temporali lunghi, ma estremamente brevi, anche di pochi minuti.

Si tratta di tecniche di trading che sono spesso utilizzate in altri ambiti finanziari ma che possono comunque trovare applicazione anche nel mondo della borsa.

Fare trading in scalping vuol dire aprire e chiudere posizioni per portare a casa guadagni anche minimi, che però moltiplicati per molte volte al giorno possono costituire capitali importanti, che con le tecniche di trading da cassettiera potremmo portare a casa in periodi estremamente più lunghi.

Lo scalping in borsa meriterebbe delle considerazioni sicuramente più profonde di quelle che andremo a riassumere brevemente qui. Ti basti per il momento sapere che:

  • con l’aumentare della possibilità di guadagnare aumentano anche le possibilità di perdere capitale
  • per operare in scalping avrai bisogno sicuramente di un operatore broker dalle commissioni estremamente basse, dato che le commissioni applicate dalle banche per la compravendita di azioni rendono praticamente vano il guadagno che abbiamo realizzato tramite scambi scalping
  • ci sono all’opera, anche sulla borsa italiana, diversi software automatici che sono in grado di fare trading di questo tipo alla velocità della luce, con arbitraggi immediati e guadagni su differenze anche minime

Si tratta dunque di un metodo di trading sicuramente interessante, ma lontano al tempo stesso da quelli che potrebbero essere i percorsi più ortodossi per guadagnare in borsa, come gli investimenti oculati sul medio e lungo periodo.

La regola dei 7 anni e la borsa

Chiunque sia stato contattato da un promotore finanziario che cercava di piazzare titoli indicizzati a questo o a quell’indice borsistico, si sarà sicuramente sentito dire che su una lunghezza media di 7 anni, gli indici di borsa sono sempre al rialzo.

Per dirla in modo forse più matematico, potremmo dire che presi due punti qualunque sul grafico storico di una qualunque borsa, il punto nel futuro ha un valore sempre maggiore di quello che occupa una posizione di 7 anni antecedente sul grafico.

Si tratta purtroppo di qualcosa che può valere in periodi di boom o comunque di crescita costante e non il caso della realtà. Il Mibtel, ma potremmo citarne altri 100, ha valori di molto inferiori rispetto a quelli di 7, 8, 9 e anche 10 anni fa.

Non si tratta dunque di qualcosa sul quale continuare oggi a fare affidamento. La regola dei sette anni, che per decenni ha alimentato la speranza infinita di guadagni degli investitori, non esiste più, o forse non è mai esistita.

Non farti dunque ingannare da promotori finanziari che, nella speranza di attirare un nuovo cliente, raccontano una realtà che non esiste. La borsa è un mercato di rischio e come tale dovrebbe essere trattato, senza formule facili per individuarne i guadagni futuri, soprattutto se da considerarsi certi.

Le tasse sulle azioni

Abbiamo parlato insieme fino ad adesso di possibilità di guadagno grazie alla borsa. Dietro ogni profitto però c’è lo stato ad aspettarci, per versare le imposte dovute.

Dal 2014 inoltre la Repubblica Italiana ha dato il via ad una, per molti ingiusta, differenziazione di aliquota tra azioni e rendimenti dei titoli di stato.

Se le plusvalenze sulle prime sono infatti tassate al 26%, gli interessi della seconda tipologia, ovvero le obbligazioni emesse dallo stato, sono “soltanto” al 12,5%. Si tratta di una differenziazione che in molti non giustificano se non nella volontà del governo di indirizzare i risparmiatori verso strumenti come appunto i titoli di stato a scapito degli altri strumenti finanziari.

Lo stesso vale per i dividendi distribuiti dalle aziende ai propri azionisti: anche questi sono tassati al 26% a decorrere dal 30 Giugno 2016.

In aggiunta vi è quella che è stata ribattezzata da molti come la Tobin tax all’italiana, una misura che era stata introdotta per evitare il trading intraday e in scalping e che ammonta all’uno per mille di ogni cessione di titoli di società italiane.

In chiusura, c’è da calcolare anche l’imposta di bollo dello 0,2 per mille che ha come base imponibile non i guadagni, ma piuttosto tutto il capitale investito su base annua.

Si tratta di valutazioni da fare prima di investire sul mercato azionario. Gli azionisti che sono alla ricerca di rendimenti sicuri (ma bassi) dovrebbero forse orientarsi verso altri tipi di investimenti, su tutti le obbligazioni statali, che oltre ad essere meno volatili, godono anche di quella che, senza paura di essere smentiti, possiamo definire una tassazione di favore.

Quante tasse si pagano sulle azioni?

Per il pagamento delle imposte ormai diverse banche offrono la possibilità di operare con:

  • regime dichiarativo: sarà vostra responsabilità dichiarare sul modello unico tutte le plusvalenze che avete ottenuto sui titoli durante l’anno precedente. In questo caso dovrete conservare tutti gli estratti conto degli ultimi 5 anni in caso di ispezione fiscale
  • regime amministrato: sarà la banca ad applicare la tassazione e non dovremo fare assolutamente nulla, in quanto il tutto sarà pagato automaticamente dalla banca

La seconda opzione è sicuramente più comoda, mentre la prima ci permette sicuramente di avere la situazione maggiormente sotto controllo, andandoci a rendere conto di quanto lo stato trattiene per se dei guadagni che abbiamo conseguito in borsa.

Pr avere un quadro più completo di come guadagnare soldi ti consigliamo di leggere anche la nostra guida relativa alle obbligazioni.


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Laura Magistrale in Marketing e Comunicazione d’Impresa (2004) conseguita a pieni voti presso l’Università degli Studi di Torino e Master di II livello presso la Facoltà di Economia di Torino (2006). Scopri di più su Anna e la redazione qui

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