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Quante volte ti è capitato di dover sentire le parole “rating delle banche italiane“?

Sono passati circa dieci anni da quel fatidico 2008, ricordato da tutti come il più grande crack finanziario dopo il giovedì nero del 1929. Come sai, gli effetti della crisi si sono diffusi a macchia d’olio su tutto il continente europeo andando a colpire direttamente anche le nostre banche.

Nonostante a partire dal 2014, la situazione degli istituti creditizi stia lentamente migliorando, negli ultimi anni sono state molte le banche fallite o quelle ancora oggi considerabili come banche a rischio. Per questo motivo prima di affidare i tuoi risparmi a qualunque ente, è consigliabili tenersi aggiornati sul rating delle banche italiane.

Spesso avrai sentito di sfuggita durante i telegiornali le classificazioni Aa1, Aa2 e così via. Sicuramente ti saranno sembrate sigle incomprensibili, a meno che tu non sia un esperto di finanza.

Per questo motivo vorrei per prima cosa spiegarti in cosa consiste il rating delle banche italiane.

La parola rating si traduce letteralmente con il termine “valutazione”, la quale viene compiute da alcune agenzie con una tradizione storica (alcune si sono formate durante i primi anni del novecento) esperte nell’analisi del campo finanziario.

Le più famose su scala globale sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch Rating.

Esse non sono altro che degli istituti intermediari tra gli enti che emettono titoli, ovvero gli Stati, le aziende e le società pubbliche, e gli investitori. Basandosi su una serie di indici determinano il livello di stabilità finanziaria di un titolo di Stato o di una banca.

Quali sono gli strumenti utili per valutare il rating delle banche italiane?

L’avvento della crisi economica ha spinto la Banca Centrale Europea (BCE) e i membri dell’Unione Europea, in seguito alla conferenza di Basilea, ad introdurre un particolare indicatore chiamato “Common Equity Tier 1” (CET1).

L’indice pone in relazione la qualità dei crediti vantati da una banca con le sostanze patrimoniali in possesso dalla banca stessa.

Più il calcolo fornirà un indice percentuale elevato, e maggiormente l’istituto bancario sarà affidabile.

Negli ultimi anni le banche italiane sono state costantemente sotto osservazione della Bce , e sono state sottoposte a partire dal 2014 annualmente a degli “stress test”, ovvero delle valutazioni fatte dall’incrocio di diversi fattori inerenti le singole banche.

In collaborazione con la Banca d’Italia, la Bce ha anche stabilito i livelli minimi Cet1 banche italiane per considerare un istituto sicuro e affidabile: per la banca d’Italia il livello minimo non deve essere inferiore al 10,5%, mentre per la Bce all’8% .

Secondo molti addetti ai lavori il Cet1 è per il rating delle banche italiane uno strumento maggiormente affidabile rispetto al giudizio delle agenzie di rating. A queste vengono spesse mosse accuse di conflitti d’interessi, e molti detrattori le accusano di aver giocato un ruolo rilevante durante la crisi del 2008, ree di aver gonfiato le valutazioni dei titoli subprime che determinarono il crollo della borsa.

Oltre al Cet1 esistono altri due importanti indicatori per stabilire il rating delle banche italiane:

  • Tier1, con il quale si intende la componente primaria del capitale di una banca, solitamente rappresentato dal capitale azionario e dalle riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti.
  • Total capital Ratio, ovvero il rapporto tra patrimonio totale e attività ponderate per il rischio.

La classifica di Corriere Economia

La rivista specializzata “Corriere Economia“ ogni trimestre stila la principale classifica rating banche italiane, tenendo proprio conto di quegli indicatori citati nel paragrafo precedente.

Nel primo trimestre del 2018, la classifica della solidità vede le prime dieci posizioni occupate dalle seguenti banche:

  1. Bper
  2. Monte dei Paschi di Siena
  3. Credito Valtellinese
  4. Mediobanca
  5. Credem
  6. Banco Bpm
  7. Intesa Sanpaolo
  8. Unicredit
  9. Banca Carige
  10. Popolare di Sondrio

Nella classifica delle banche sicure è interessante notare che il secondo posto sia occupato da una di quelle banche che fino a pochi anni fa erano sull’orlo del fallimento, infatti lo stress test del 2016 della BCE indicò la banca senese come la maglia nera d’Europa.

Grazie al salvataggio del governo che nel 2017 acquisì oltre il 70% delle quote della banche, e ricapitalizzò l’istituto con oltre 5 miliardi di euro, oggi la banca può definirsi completamente risanata.

Quali sono le banche da evitare?

Attualmente nel nostro paese sono tre gli istituti a rischio default che sono sottoposti al commissariamento della Banca d’Italia:

  1. Istituto per il Credito Sportivo
  2. Bcc di Civitanova
  3. Banca Sviluppo economico spa

Ti consiglio di non depositare i tuoi risparmi in nessuna di queste banche commissariate, soprattutto se il tuo capitale è sopra i 100.000 euro. Perché ho proprio indicato la somma di 100.00 euro?

A meno che tu non investa questa ingente somma in una delle banche più sicure d’Italia incorrerai in numerosi rischi. Quelle presenti nella lista precedente sono delle banche a rischio bail-in.

Questo termine anglofono nella pratica dà la possibilità alle banche di risanarsi attraverso risorse interne, per meglio dire attingendo dai conti dei correntisti con depositi superiori ai 100.000 euro.

La norma entrata in vigore dal 1° gennaio 2016 con l’attuazione del decreto legge “Salvabanche”, permette così alle banche di rivalersi non più solo sugli azionisti, ma anche direttamente sui correntisti.

Il bail in è stato sperimentato parzialmente con Banca delle Marche, Banca Etruria (famosa alle cronache per lo scandalo legato al ministro Boschi), Carichieti e Cariferrara. Queste quattro banche sono state commissariate, e i loro crediti deteriorati sono stati affidati ad una cosiddetta “bad bank”.

Invece se il tuo deposito sarà inferiore ai 100,000 euro potrai dormire sogni tranquilli. Alla tutela dei tuoi risparmi ci penserà il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Si costituisce come un consorzio supervisionato dalla Banca d’Italia a cui devono aderire obbligatoriamente tutte le banche italiane aventi come forma societaria una Società per Azioni (Spa).

Il fondo istituito tramite decreto nel 2011 si pone come finalità la salvaguardia dei risparmi dei clienti di banche che dovessero trovarsi in una situazione di insolvenza.

L’instabilità economica degli ultimi anni è un invito a porre un occhio di riguardo al rating bancario, nonostante la presenza e il controllo costante della BCE sulle attività finanziaria dei diversi istituti nazionali.

Conoscere il rating delle banche italiane è diventata un’esigenza per te, privato cittadino e piccolo risparmiatore, e spero che questo breve articolo abbia diradato un pò di nebbia sul tema.

Se quello che cerchi sono i migliori istituti bancari del paese non ti resta che leggere la mia classifica.

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